Nella lotta alla sepsi, Modena è il punto di riferimento a livello nazionale per la prevenzione e la formazione.
“La sepsi o la setticemia è una patologia causata da un’infezione nella maggior parte dei casi batterica, che richiede interventi precoci multidisciplinari in una logica propria di una patologia dove il tempo di intervento è decisivo”. Le parole della dottoressa Elisabetta Bertellini, Direttore della Terapia Intensiva dell’Ospedale di Baggiovara.
La Sepsi costituisce una delle malattie mortali più comuni che colpisce senza distinzione sia i Paesi ad alto reddito, sia quelli più svantaggiati e che nel mondo sviluppato cresce al ritmo del 5-13% rispetto al decennio precedente, causando più vittime di quelle del tumore al seno e all’intestino messi assieme. In Europa si verificano circa 400 casi di sepsi su 100.000 abitanti ogni anno, un’incidenza che supera quella dell’infarto del miocardio e dei tumori. In Italia si stima che ci siano 60.000 morti all’anno per sepsi. La sepsi può colpire chiunque senza distinzione di età, sesso, condizioni di salute anche se sono più esposte le persone con ridotte difese immunitarie, anziani e bambini. Al fine di sensibilizzare e informare l’opinione pubblica su questa patologia, oggi si celebra l’ormai tradizionale appuntamento con il World Sepsis Day. In occasione della giornata mondiale per la lotta alla Sepsi, è in programma l’iniziativa LOTTA alla SEPSI a 300 all’ora alla quale prenderà parte anche un gruppo di medici della Terapia intensiva dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena.
Per quanto riguarda lo shock sepsico, la forma più grave e mortale della malattia, il Policlinico di Modena e l’Ospedale di Baggiovara hanno una performance tra le migliori a livello nazionale, con 60-65% di sopravvivenza rispetto al 40-45% di media nazionale (+15-20%). “Considerando che ogni anno sono circa 200 i pazienti seguiti nei due ospedali, questa percentuale significa che riusciamo a salvare 20 persone in più all’anno rispetto alla media italiana”. Il commento del prof. Massimo Girardis, Direttore della Terapia Intensiva del Policlinico e tra i precursori del progetto sepsi modenese.
Questi risultati si devono a un lavoro di studio e formazione che affonda le sue radici nel lontano 2005, quando al Policlinico di Modena venne istituito il Gruppo di lavoro Sopravvivere alla Sepsi che per la prima volta costituiva un team multidisciplinare per la diagnosi e la cura di questa patologia. “Nelle unità operative maggiormente coinvolte nella gestione del paziente con sepsi – ha detto il prof. Girardis – il lavoro svolto in questi anni chi ha portato ad avere un’elevata formazione e competenza nel riconoscere e trattare precocemente ed in maniera appropriata i pazienti, condizione indispensabile per ottenere maggiori speranze di guarigione!”.
Oltre al trattamento del paziente con infezione grave nelle strutture ospedaliere di Modena, esistono programmi specifici per prevenire le infezioni correlate all’assistenza che hanno portato, negli ultimi anni, ad un’importante riduzione della diffusione di microorganismi resistenti agli antibiotici. Questi programmi si sono dedicati a consolidare tra gli operatori sanitari la cultura di un accurato lavaggio delle mani secondo le indicazioni dell’organizzazione mondiale della sanità, che resta la uno dei punti cardine per la prevenzione delle infezioni. Sono stati, inoltre, attivati interventi più avanzati, come la cosiddetta stewardship antibiotica, intesa come una serie di misure per ridurre l’esposizione non appropriata alla pressione selettiva degli antibiotici stessi.