Oggi si celebra l’ottava Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson, promossa dall’Accademia Limpe-Dismov (Accademia italiana per lo studio della malattia di Parkinson e i disturbi del movimento) e dalla Fondazione Limpe per il Parkinson Onlus.
Sono tante le manifestazioni messe in campo per sensibilizzare ed aumentare la consapevolezza della malattia, promuovere una maggiore comprensione di questa condizione e di come la malattia può influenzare la persona ed i suoi familiari.
Medici e specialisti saranno a disposizione della popolazione: sono previsti incontri formativi e eventi locali presso le strutture che hanno aderito alle iniziative.
Il Parkinson è una patologia neurodegenerativa e progressiva e il suo nome si riferisce al primo medico inglese che, nel 1817, l’ha osservata e descritta in dettaglio: James Parkinson.
È nota anche come la “malattia dei grandi uomini”, in riferimento a personaggi illustri che ne hanno sofferto, come Francisco Franco, Franklin Delano Roosevelt, Hitler, Arafat, Mao, Giovanni Paolo II e molti altri.
Le manifestazioni cliniche principali della patologia degenerativa del sistema nervoso sono la lentezza dei movimenti, la rigidità, il tremore e la difficoltà nell’equilibrio. Le cause sono ad oggi sconosciute, l’interpretazione più recente ha ipotizzato la concomitanza di una predisposizione genetica e dell’esposizione a fattori ambientali.
James Parkinson aveva attribuito la causa della malattia alla rivoluzione industriale in Inghilterra, e all’inquinamento atmosferico da essa provocato; molti autori dopo di lui hanno cercato, peraltro senza successo, una singola causa della malattia. Di fatto, questa non è ancora nota, mentre è stato chiarito da tempo il meccanismo responsabile dei sintomi.
La malattia è presente in tutto il mondo ed in tutti i gruppi etnici. È riscontrata in entrambi i sessi, con una lieve prevalenza in quello maschile (M/F 1.5/1). L’età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio giovanile, tra i 21 ed i 40 anni. Secondo i dati del ministero della Salute, la malattia interessa l’1-2% della popolazione con più di 65 anni ed il 3-5% della popolazione con più di 85 anni. L’incidenza e la prevalenza aumentano con l’età.
Per contrastare i sintomi motori e facilitare i movimenti è importante l’esercizio fisico che, secondo gli esperti, deve essere lieve e non estenuante, come ad esempio una semplice passeggiata giornaliera.
Da prendere in considerazione: la fisioterapia, in quanto migliora il movimento e la forza muscolare, la logopedia, la terapia occupazionale (valuta i pazienti nelle loro attività quotidiane, in modo da suggerire le strategie che permettano loro di essere il più possibile autosufficienti, nonchè di adattare l’ambiente in cui vivono al progredire della malattia), la terapia sessuale.
Nelle fasi avanzate della malattia, dopo il decimo anno, le ricadute sono più frequenti. Seguire quindi, un programma di riabilitazione motoria aiuta non solo a ridurre il rischio di caduta, ma insegna anche come cadere, in modo da farsi meno male.
È importante anche seguire un regime alimentare bilanciato e soprattutto vario nella scelta degli alimenti e nella cottura.
Grazie alle attività delle associazioni, delle strutture di eccellenza e alla realizzazione di iniziative come quella di oggi, è possibile conoscere meglio la malattia e permettere ai pazienti e ai loro famigliari di avere delle risposte a tutte le domande e ai dubbi.