Oggi per molti la parola “amianto” è sinonimo di “malattia e morte”, eppure il percorso per arrivare a proteggere le popolazioni dalla pericolosità del minerale è stato lunghissimo e, per parecchi versi, non è ancora completato.
Il primo caso di morte accertata e documentata dovuta all’esposizione ad amianto risale al 1906 nel Regno Unito e portò Paese a introdurre successivamente, negli anni Trenta, normative che rappresentavano un tentativo iniziale di regolamentazione. Pochi e tardivi furono gli interventi in tal senso nel resto del mondo ed è stato necessario aspettare gli anni Ottanta e Novanta per vedere i primi bandi di amianto, fino alla situazione attuale, con soltanto 55 Paesi che implementano strategie concrete di eliminazione totale, nonostante le raccomandazioni di tutti gli organi competenti, inclusa la Organizzazione Mondiale della Sanità, che afferma che il sistema migliore per sconfiggere le malattie correlate all’amianto e in particolare il temibile mesotelioma, consiste nel fermare in modo assoluto scavo e utilizzo del minerale (smantellando e smaltendo in modo opportuno quello già presente).
Eppure per diversi motivi non tutti sembrano accogliere queste raccomandazioni.
Comunque, gli effetti dell’esposizione all’amianto sono prolungati nel tempo e continuano a mietere vittime; inoltre, periodicamente emergono situazioni di rischio di esposizione per il pubblico anche nei Paesi teoricamente già protetti dalle normative in essere in conseguenza della distribuzione di prodotti e materiali importati da altri Paesi con normative meno stringenti, che riescono a sfuggire ai controlli non sempre efficaci, del degrado dei materiali contenenti amianto utilizzati nel passato o di smaltimenti effettuati con modalità non adeguate. Sono ancora molto attuali, per esempio, l’allarme dovuto alla polvere tossica rinvenuta in una notissima marca di borotalco per neonati o la denuncia da parte della Food and Drug Administration (FDA) di quantità di amianto non trascurabili presenti in ben tre ombretti commercializzati da una casa produttrice amatissima fra le adolescenti di tutto il mondo, mentre prosegue il dramma nel dramma dei Vigili del Fuoco statunitensi che continuano a morire per gli effetti dell’amianto impiegato nella costruzione delle Torri Gemelle, improvvisamente esposto per il crollo.
Qual è allora la situazione dal punto di vista medico oggi, 28 aprile 2019, Giornata mondiale per le vittime dell’amianto?
Cos’è l’amianto, dove si trova, chi è a rischio?
Quali sono le patologie ad esso correlate?
Chi e dopo quanto tempo dall’esposizione si ammala?
Qual è il progresso della medicina in termini di prevenzione, diagnosi e terapie?
Per rispondere a queste domande, HealthOnline, il primo magazine sulla sanità integrativa del gruppo Health Italia, ha contattato, intervistandoli, due professionisti esperti del settore: il professor Mauro Tognon dell’Università degli Studi di Ferrara, ricercatore della Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro sul mesotelioma maligno della pleura, e il dottor Fabrizio Facchini, direttore del Dipartimento di Pneumologia presso un ospedale poli-specialistico semi-governativo e centro di ricerca e insegnamento a Dubai. L’articolo scaturito dalle loro risposte complete e accurate è pubblicato nel numero 30 di Health Online, in uscita in questi giorni.