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Sanità e scienza: 6 camici bianchi che hanno lasciato il segno nel 2016
I NOMI DELLA SANITÀ ITALIANA E DELLA SCIENZA DEL 2016
È tempo di bilanci. Abbiamo salutato da poco il 2016 e Mutua Mba in questo articolo vuole ricordare i personaggi che nell’ultimo anno, grazie al loro impegno e al loro prezioso operato, hanno lasciato il segno nella scienza e nella sanità italiana.
È stato l’anno del dibattito sulla questione vaccini riportata alla ribalta da diversi casi di meningite in Italia e che ancora in questi giorni sta tenendo alta l’attenzione dell’opinione pubblica nonché impegnati operatori sanitari di diverse strutture italiane.
È la voce di Roberto Burioni, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, intervistato da Mutua Mba, quella che si sta facendo sentire attraverso il web con la sua campagna pro-vaccinazione.
“Spero che chi è dubbioso ritrovi fiducia nella scienza che ci ha allungato la vita fino a quasi 100 anni, che non fa morire più i bimbi di difterite, polio o vaiolo. Spero che i genitori lo capiscano per il bene dei loro figli, perché il prezzo di scelte sbagliate e antiscientifiche sarà poi pagato negli anni futuri”.
Questo il desiderio di Burioni per il 2017 rilasciato all’agenzia di stampa Adnkronos.
Per Rino Rappuoli, Chief Scientist di Gsk Vaccines, che ha dedicato anni di studio in laboratorio ai vaccini, il 2016 è stato l’anno della prova della verità per il vaccino made in Siena contro il meningococco B, “l’unico al mondo -ha dichiarato- per il quale abbiamo lavorato dal 1996 al 2013-15″. I primi dati della campagna d’immunizzazione avviata in Inghilterra sui nuovi nati “sono al di là delle aspettative contro una malattia che speriamo di sconfiggere: abbiamo visto che ha protetto dalla meningite di tipo B, riducendo dell’83% i casi con un’efficacia sui vaccinati del 94%”. Il sogno di Rappuoli per il nuovo anno è quello che venga registrato in Europa e Usa il vaccino contro l’Herpes zoster, un contributo alla salute degli anziani che farebbe anche risparmiare in spesa sanitaria. Nel campo della ricerca il desiderio è che “i vaccini estendano la loro potenzialità alla prevenzione di tumori, malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, e autoimmunitarie. Mi aspetto progressi concreti. Per esempio, per uno ‘scudo’ contro il cancro alla prostata e al seno, mi piace immaginare che tra 15 anni gli over 50 possano fare il vaccino e posticipare o evitare per sempre l’insorgenza della malattia. Erano sogni impossibili solo alcuni anni fa, ma oggi, con le nuove tecnologie, sono più a portata di mano”.
Si chiama Silvia Priori, primario di Cardiologia riabilitativa e direttore scientifico centrale della Ics Maugeri Spa, la scienziata italiana più citata al mondo per i suoi studi sulla morte improvvisa.
Per lei il 2016 è stato un anno importante perché sono stati raggiunti risultati di rilievo con due terapie geniche per il trattamento e la cura di malattie ereditarie che causano l’arresto cardiaco. “Con il contributo di quasi 2 milioni e mezzo dell’European Research Council -ha spiegato- siamo in una condizione che ci fa sperare che nel 2017 faremo ulteriori passi avanti per il nostro sogno, cioè la cura di malattie oggi solo gestibili con farmaci e defibrillatori impiantabili, ma senza l’obiettivo di modificare le conseguenze del difetto genetico”.
Il desiderio della Priori per il nuovo anno si tinge di rosa nel campo della ricerca: “il mio auspicio è quello che si vada avanti nella possibilità di dare alle donne uguaglianza nelle posizioni di ricerca e anche universitarie, di leadership e autonomia scientifica. Mi auguro soprattutto che la situazione economica difficile, che pesa sulle donne con problematiche familiari che vanno dalla disoccupazione dei figli all’accudimento degli anziani, non diventi un fattore che rallenti la loro possibilità di esprimersi nella scienza. È difficile, serve passione, ma tocca a noi promuovere le ragazze e incoraggiarle con l’esempio. Spesso domandano quanto sia compatibile la vita da scienziato con la famiglia. La risposta è che è faticoso, ma si può fare. È un dispiacere e un peccato vedere quante smettono”.
Non può essere dimenticato il gesto eroico del dottor Stefano D’Amico, anestesista all’ospedale di Legnano dell’Asst Ovest Milanese che si è tuffato nel Naviglio Grande a Bernate Ticino per salvare una bimba di 7 mesi finita in acqua.
D’Amico ha sempre detto di aver fatto solo il suo lavoro, il suo dovere per salvarla anche se quell’esperienza gli ha segnato la vita. Per quell’eroico gesto è stato nominato dal Presidente Mattarella Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Il dottor Pietro Bartolo è invece l’eroe di Lampedusa, lui che nel poliambulatorio dell’isola, si occupa da anni delle prime visite ai migranti che sbarcano.
Il suo desiderio per il 2017 è quello che si possa mettere fine alle tragedie del mare. “La priorità impellente -ha dichiarato- è evitare tutte queste morti nel nostro mare, a casa nostra. È una mattanza infinita, vergognosa, disumana, che ci vede impotenti”. Curarli, salvarli, è solo quello che è giusto fare, vanificato da tutte queste morti. Non dimenticherò l’ispezione cadaverica di qualche giorno fa su un 16enne morto annegato. Mi resterà nel cuore una bambina di 12 anni arrivata sempre in questi giorni insieme ad altri 13 e coinvolta in un naufragio. È venuta da sola dalla Nigeria per cercare la sua mamma in Europa. Praticamente non si conoscevano, perché lei era stata lasciata alla nonna che poi è morta. Ha vissuto di stenti e poi è approdata a Lampedusa. Ho fatto mille telefonate per rintracciare la mamma e l’abbiamo trovata, è in Francia. Un’emozione la loro prima telefonata”. Bartolo è tornato a trovarla “all’ospedale di Palermo dove è ricoverata per le ustioni riportate, quelle che io chiamo la ‘malattia dei gommoni’. Ho contattato le autorità per farla ricongiungere alla sua mamma e si stanno interessando al suo caso. Forse ci riuscirà. Finalmente una cosa bella dopo tanta sofferenza”.
Il 2016 ha portato via con sé anche Umberto Veronesi, lo scienziato italiano che ha segnato la storia dell’oncologia, rivoluzionando i trattamenti per il tumore al seno. Verrà ricordato non solo per la sua lunga attività in medicina, ma anche per le sue battaglie per i diritti civili. Un impegno che, anche dopo la sua scomparsa, ha trovato voce nell’ultima Conferenza mondiale di Science for Peace, dedicata proprio al tema delle migrazioni.
Questi sono alcuni nomi delle “stars dal camice bianco” dei quali andare orgogliosi e che sono parte della nostra storia. Il loro impegno fa ben sperare per un futuro migliore. Grazie!
Buon anno da Mutua Mba!