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Fibromialgia: la malattia del corpo e dell’anima
Abbiamo parlato di fibromialgia con il prof. Carlo Salvarani, direttore della Reumatologia, Azienda Ospedaliera di Modena
“Sono devastata dai dolori”. Con questa frase la 31enne pop star internazionale Lady Gaga ha annunciato l’interruzione delle sue ultime 10 tappe del tour europeo. La notizia ha fatto il giro del web ed in molti si sono chiesti quale fossero le cause dei suoi malesseri tanto da dire stop alle esibizioni: è affetta da fibromialgia, una condizione clinica conosciuta da tempo (già descritta da Ippocrate), ma che solo recentemente ha ricevuto una definizione scientifica e un riconoscimento formale.
Per saperne di più, Mutua Mba, società di mutuo soccorso leader in Italia per numero di associati, ha sentito il Prof. Carlo Salvarani direttore della Reumatologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e dell’Azienda USL di Reggio Emilia.
Dolori muscolari, affaticamento fisico, problemi cognitivi e di memoria, reflusso gastroesofageo, colon irritabile, insonnia o sonno non riposante, ansia, depressione e attacchi di panico. Sono questi i sintomi fisici e psichici – che non compaiono nelle analisi di laboratorio – della fibromialgia, una malattia, tra quelle reumatiche, difficile da diagnosticare e che colpisce principalmente le donne.
Prof. Salvarani, in Italia sono circa 2 milioni le persone colpite da fibromialgia e di queste il 90% sono donne, ma nonostante i numeri è una patologia difficile da diagnosticare. Perché?
“La fibromialgia è la seconda più frequente condizione reumatica dopo l’osteoartrite, la prevalenza è tra l’ 2-8% della popolazione. Utilizzando i criteri 1990 per la diagnosi di tale condizione, quasi tutti i pazienti sono donne (> numero di tender points rispetto ai maschi) con i nuovi criteri 2010, nei quali non sono inclusi i tender points, il rapporto donne-uomini è 2:1.
Si può sviluppare ad ogni età, inclusa l’infanzia e la prevalenza è simile nei diversi paesi, culture e gruppi etnici. Tornando alla domanda: è una patologia difficile da diagnosticare poichè il sintomo principale è un dolore muscoloscheletrico diffuso e cronico in assenza di esami di laboratorio e indagini strumentali specifici per tale condizione. La diagnosi è anche di esclusione e si basa sulla esclusione di altre condizioni che determinano dolore muscoloscheletrico”.
Qual è il primo campanello d’allarme al quale prestare attenzione?
“Dolore diffuso muscoloscheletrico cronico (cioè della durata di almeno 3 mesi) e diffuso, spesso associato ad astenia (stanchezza), disturbo del sonno (sonno non ristoratore), disturbi cognitivi (di attenzione, di memoria), problemi psichici (ansia, depressione) ed un insieme di altri sintomi come sindrome del colon irritabile, cefalea, sindrome delle gambe senza riposo, disfunzione temporo-mandibolare, etc”.
Quali sono i protocolli seguiti per la diagnosi?
“La diagnosi si basa su sintomi caratteristici e specifici criteri e sull’esclusione di altre condizioni. I sintomi essenziali e caratteristici sono dolore, affaticamento, disturbo del sonno e disturbi cognitivi. I criteri sviluppati dall’Associazione dei Reumatologi Americani (American College of Rheumatology o ACR) nel 1990 e nel 2010 richiedono la valutazione del paziente da parte del medico, mentre quelli del 2011 sono autosomministrati al paziente. I primi sono più validi per la diagnosi di fibromialgia nella pratica clinica, mentre i secondi sono più utili nella classificazione dei pazienti per la ricerca.
In particolare per la diagnosi di fibromialgia devono essere soddisfatti contemporaneamente i seguenti 3 criteri: dolore diffuso in speifiche aree e regioni del corpo, presenza di sintomi caratteristici (astenia, sonno non ristoratore, problemi cognitivi, emicrania, dolore/crampi addominali, depressione) che compromettono la vita quotidiana., durata della sintomatologia di almeno 3 mesi.
Ribadisco che comunque la diagnosi di fibromialgia si basa essenzialmente sulla valutazione clinica del paziente, sul soddisfacimento di specifici criteri e sull’esclusione di altre ipotesi diagnostiche come artrite reumatoide, lupus sistemico eritematoso, polimialgia reumatica, polimiosite, spondiloartrite, neuropatie, etc”.
Ci sono persone colpite dalla malattia, come l’attore Fabio Salvatore che prima di avere una diagnosi certa girano diversi centri diagnostici. Ha dichiarato: “Ho girato in lungo e largo centri diagnostici, poli di ricerca, ma non esiste una vera e propria cura, se non bombardamenti di farmaci associati ad antidepressivi. Siamo considerati malati di serie b”. Come evitare situazioni di questo tipo?
“La formazione dei professionisti per la diagnosi e la terapia della fibromialgia e l’educazione del paziente sono due criticità che devono essere affrontate per una efficace diagnosi e presa in carico dei pazienti con tale patologia. L’iniziale presa in carico deve avvenire nel setting dell’Assistenza Primaria da parte del Medico di Famiglia. L’invio al Reumatologo di riferimento dovrebbe essere previsto nei casi di incertezza della diagnosi e di refrattarietà al trattamento”.
Una volta diagnosticata la patologia, quali sono le terapie?
“L’approccio iniziale del paziente dovrebbe includere dapprima l’educazione del paziente, se insufficiente nella gestione della sintomatologia, l’integrazione con trattamenti non farmacologici (soprattutto l’attività fisica) e se insufficiente l’integrazione con il trattamento farmacologico (in particolare duloxetina, pregabalin, tramadolo, amitriptilina e ciclobenzaprina)”.
E’ possibile guarire dalla malattia o c’è sempre una percentuale di rischio ricadute?
“E’ molto difficile guarire da tale patologia, vi sono spesso periodi di maggior benessere e di peggioramento del quadro clinico spesso correlati a situazioni di minor o maggior stress”.
Quali sono i suoi consigli?
“Sottolineo l’importanza della formazione dei professionisti per la diagnosi e la terapia della fibromialgia e dell’educazione del paziente. Inoltre sottolineo l’importanza di un approccio multidisciplinare basato su un programma individualizzato di cura che includa gli interventi farmacologici e non”.
Nella Regione Emilia-Romagna sono appena uscite le linee di indirizzo sulla Diagnosi e Trattamento della Fibromialgia. Puo’ spiegare di cosa si tratta? Qual è l’obiettivo?
“E’ quello di proporre sintetiche indicazioni rispetto alla diagnosi e trattamento appropriato della fibromialgia e nel definire un percorso per la presa in carico integrata multidisciplinare delle persone affette da fibromialgia in Emilia Romagna. Il documento si rivolge anche a tutti quei cittadini che desiderano acquisire maggiori informazioni, migliorando il livello di conoscenza e consapevolezza della propria condizione”.
Il gruppo di lavoro – si legge nel documento – è composto da professionisti della Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare regionale, dell’Agenzia Sanitaria e Sociale regionale, delle Aziende Sanitarie e da rappresentanti dell’Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna (AMRER). I professionisti coinvolti sono stati 22: 5 reumatologi, 3 medici di medicina generale, 2 terapisti antalgici, 1 fisiatra, 1 fisioterapista, 1 medico nutrizionista, 1 medico della medicina del lavoro, 1 psicologo, 2 metodologi, 1 coordinatore delle professioni sanitarie e 4 tecnici regionali.
I destinatari privilegiati sono tutti i professionisti di diverse discipline coinvolti quotidianamente nel trattamento della fibromialgia, con l’obiettivo di promuovere una maggiore omogeneità e coerenza rispetto alle evidenze disponibili.