Assistenza sanitaria penitenziaria: i detenuti italiani non godono di buona salute

Garantire ai detenuti un’adeguata assistenza sanitaria per far si che chi è sottoposto a una misura detentiva non resti orfano del diritto alla salute. Se ne è discusso al convegno “Le buone pratiche in sanità penitenziaria” tenutosi presso la casa circondariale “P. Mandato” di Secondigliano, e promosso dal garante per i diritti dei detenuti Samuele Ciambriello.
Alle presenza del Ministro della salute Beatrice Lorenzin e di Claudio D’Amario, direttore generale prevenzione nazionale Ministero della salute, sono stati illustrati nei e virtù di una realtà troppo spesso lasciata nel dimenticatoio. Su 7.293 detenuti presenti nella regione Campania si contano solo 34 posti nelle aziende ospedaliere. Ciò che andrebbe incrementato e garantito sono macchinari essenziali per la cura della persona all’interno delle strutture sanitarie delle carceri, assieme alla presenza costante e quotidiana del personale medico e infermieristico perché tutti possano curarsi. E’ questo uno degli elementi che in un paese democratico e sviluppato come è l’Italia denotano un sistema sanitario nazionale di qualità. Ne è convinto il Garante dei detenuti della Regione Campania, Samuele Ciambriello, intervenendo sul tema “Campania, le buone pratiche in sanità penitenziaria” ha manifestato apprezzamenti verso il lavoro portato avanti dal governo Gentiloni che ha approvato i decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario, “puntando ampiamente su nuovi strumenti per allargare la sanità penitenziaria  – ha sottolineato Ciambriello –, un grande supporto è stato dato dall’Asl Napoli 1 Centro per affrontare le grandi problematiche che affliggono particolarmente le carceri di Secondigliano e di Poggioreale dove, grazie all’impegno delle Direzioni carcerarie e del Corpo della Polizia Penitenziaria, si sta lavorando su progetto di sviluppo della sanità penitenziaria”.

Dal locale si passa al nazionale, e l’esito non è affatto confortante. Fino ad oggi il Governo ha messo a disposizione per lo screening della salute dei detenuti ben 500 mila euro. Un investimento che non era mai stato pensato nel concreto fino al 2015. Da questo monitoraggio della popolazione carceraria è emerso un dato inquietante che è lo specchio della delicata e più che sensibile situazione delle carceri italiane: la maggior parte dei detenuti, dai 18 ai 65 anni, è affetta da una patologia. Il 7% di loro ha l’epatite C, il 2% invece l’Hiv, un’altra fetta significativa poi deve fare i conti con malattie neuropsichiatriche che si sono presentate in ciascun soggetto nel corso della propria detenzione. Ciò che lascia riflettere, d’altra parte, è un terzo elemento: la maggior parte dei detenuti non sa di essere ammalata.
Un capitolo a parte merita la salute delle donne in carcere vittime dello “stress da detenzione” che provoca gravi scompensi fisici, primo fra tutti la mancanza o l’irregolarità di mestruazioni. Una donna su due, ossia nel 48% dei casi, presenta una malattia di tipo infettivo, nel 32% da disturbi psichiatrici, 17% da malattie osteoarticolari, 16% da malattie cardiovascolari, 11% da problemi metabolici, 10% malattie dermatologiche. Unendo questi dati a quelli relativi la popolazione maschile viene fuori un risultato certo: le carceri non sono il ritratto della salute.
Dai dati diffusi durante il XVII Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria è emerso che nel corso del 2015 sono stati registrati all’interno dei 195 istituti penitenziari italiani quasi centomila detenuti, 99.446 individui. Si stima possano essere circa 5 mila gli Hiv positivi, circa 6.500 i portatori attivi del virus dell’epatite B  e circa 25 mila i positivi per il virus dell’epatite C. Quando si parla di salute in carcere non si può ignorare il problema della tossicodipendenza: un detenuto su tre è tossicodipendente. Questo lo screening attuale della popolazione carceraria italiana.
 

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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