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Primo trapianto di rene senza anestesia generale: intervista al Dott. Gobbi
TRAPIANTO DI RENE, IN ITALIA IL PRIMO INTERVENTO CON ANESTESIA EPIDURALE E SPINALE. MBA HA INTERVISTATO L’ANESTESISTA, IL DOTT. FABIO GOBBI
Trapianto di rene: un uomo di 38 anni, affetto dalla sindrome di Alport, aveva trovato un donatore compatibile, ma a causa di una grave insufficienza respiratoria ostruttivo/restrittiva non avrebbe mai potuto sopportare l’anestesia generale e quindi ricevere l’organo.
L’unico modo era sottoporsi al trapianto di rene da sveglio. In che modo però ridurre al minimo i rischi anestesiologici? Con la tecnica dell’anestesia combinata epidurale e spinale. Il delicato intervento, tecnicamente riuscito e durato 4 ore, è stato eseguito presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino dal Dottor Fabio Gobbi dell’Anestesia Rianimazione 3, diretta dal Dottor Pierpaolo Donadio. L’intervento è stato effettuato, inoltre, dai chirurghi vascolari Piero Bretto e Federica Giordano e dall’urologo Giovanni Pasquale.
Mutua Basis Assistance, società di mutuo soccorso, con l’obiettivo di garantire la crescita della corretta informazione e della cultura della mutualità e della prevenzione, ha intervistato l’artefice dell’intervento il Dottor Fabio Gobbi.
Dott. Gobbi, il paziente non avrebbe potuto sopportare l’anestesia generale a causa di un’insufficienza respiratoria, com’è nata l’idea di procedere con la tecnica combinata? Perché questa scelta?
“Il paziente era stato valutato da un mio collega già due anni fa e, preso atto della sua situazione respiratoria, aveva avuto indicazione ad un’anestesia epidurale piuttosto che a una generale. Questa tecnica era già stata utilizzata nel 2004, sempre per un trapianto di rene.
La tecnica combinata spino-peridurale è un tipo di anestesia locoregionale che non ho certo inventato io. E’ impiegata da più di 20 anni, soprattutto in ostetricia. Permette di sfruttare il blocco motorio dell’anestesia spinale con la lunga durata di analgesia della peridurale (o epidurale). Usata in un certo modo, con determinati accorgimenti, garantisce una grande stabilità emodinamica, evitando ipotensioni che potrebbero essere pericolose per il paziente durante un intervento di trapianto di rene.”
Questa tecnica ha garantito una migliore ripresa post operatoria?
“Le tecniche di anestesia locoregionale determinano una vasodilatazione periferica e splancnica, inducendo una maggiore perfusione dell’organo. Il decorso post operatorio del paziente sembra migliore di quello del trapiantato che ha ricevuto l’altro rene dello stesso donatore e che è stato operato sotto l’abituale anestesia generale.”
Siete stati i primi in Italia a eseguire questa tecnica per un intervento delicato. Quali sono le sue impressioni dopo aver raggiunto un traguardo importante per la salute del cittadino?
“La Città della Salute e della Scienza di Torino è all’avanguardia per garantire interventi complessi con le sole tecniche di anestesia periferica, cioè a paziente sveglio. In questo caso la soddisfazione e la felicità consistono nell’aver permesso a un paziente, che mai avrebbe potuto sostenere un’anestesia generale, di ricevere un organo che sicuramente gli garantirà una migliore qualità della vita.”