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La nuova protesizzazione di anche e ginocchia ed il ritorno all’attività ludico-sportiva nella terza età
In Italia, attualmente, si sta assistendo sempre di più alla crescente richiesta delle persone anziane di praticare un determinato hobby o sport una volta impensabili. Secondo i dati Istat, Istituto nazionale di statistica, sono quasi un milione, infatti, gli italiani intorno ai 70 anni che praticano una qualche attività fisica.
L’attività motoria fino a pochi anni fa riconosciuta per gli anziani era solo quella riabilitativa da svolgere prettamente in strutture medicalizzate e che non offrivano all’anziano quella leggerezza e quel rilassamento tipici di una determinata attività sportiva, da un punto di vista psicologico. Negli anni settanta l’attenzione è stata spostata dalla attività motoria di tipo riabilitativo a quella di “attivazione e mantenimento” le quali potevano essere svolte non nei presidi ospedalieri ma direttamente nelle palestre.
A tal proposito, la ricerca medica italiana si è mossa attivamente per ottenere dei modelli e delle forme protesiche in grado di realizzare nel paziente operato un movimento tale da permettergli performances sportive del tutto simili a quello di un individuo più giovane.
Lo sport praticato dagli anziani non è rischioso e non procura alcun effetto controproducente a patto che il tutto non era viene svolto a fini agonistici ma solo per produrre benessere personale, favorire la socializzazione e aiutare il corpo a stare meglio anche sotto un profilo preventivo.
La protesizzazione di un’anca o di un ginocchio comportava, in passato, una riduzione delle articolarità oggi nettamente migliorata. Ciò si sta verificando soprattutto grazie a degli accorgimenti tecnici che, focalizzandosi sulla forma e lunghezza del collo nella componente femorale dell’anca o nella curvatura dei condili nella protesizzazione del ginocchio, riescono ad ottenere risultati funzionali praticamente sovrapponibili a quelli fisiologicamente normali.
La restituzione allo sport di un paziente anche se anziano costituisce sempre un obiettivo essenziale per il ritorno all’equilibrio psicofisico e al conseguente raggiungimento di una migliore qualità di vita.
Tuttavia, è opportuno evidenziare che diventa necessario applicare una protesi quando l’articolazione si è deteriorata al punto che non esiste nessun altro espediente terapeutico per migliorare la funzionalità. Normalmente si cerca di applicare un impianto protesico in età matura, all’incirca dopo i sessanta anni, ma posso sussistere casi estremi in cui i chirurghi ortopedici sono costretti a protesizzare anche in età inferiori. In questi ultimi casi vengono applicate delle protesi particolari che sono adatte solo a soggetti più giovani.
Qualche tempo fa la sopravvivenza di una protesi d’anca o di ginocchio era limitata dall’usura dei materiali in particolare del polietilene, il più semplice dei polimeri sintetici ed è la più comune fra le materie plastiche. Però, a seguito dell’avvento di nuove composizioni chimiche nella produzione di questa componente, la conservazione dell’impianto è migliorata al punto che in un paziente di età matura potrebbero non verificarsi, in futuro, delle urgenti necessità per eventuali revisioni.
Il chirurgo, solitamente, ha bisogno di circa un’ora di intervento per applicare una protesi d’anca o di ginocchio e l’anestesia, abitualmente, è di tipo spinale o epidurale, quindi non generale.
Il paziente, se le sue condizioni generali lo permettono, può iniziare la deambulazione assistita già dopo un giorno con l’aiuto di un fisioterapista. Dunque, un paziente over sessanta può riprendere a praticare attività sportive di un certo impegno come sciare, partite di calcetto, tennis e altri sport dinamicamente attivi.