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AIRC, AL VIA GLI OTTO GIORNI IN RAI. LE NUOVE FRONTIERE DELLA RICERCA E DELLA CURA DEL CANCRO
Si aggiunge un altro tassello al mosaico della ricerca in televisione grazie alla storica collaborazione tra l’AIRC e la Rai.
Da domani, domenica 4 a domenica 11 novembre tutta la RAI – tv, radio, testate giornalistiche, digital – dedica l’intero palinsesto al racconto delle storie dei protagonisti della ricerca: persone che hanno superato la malattia, ricercatori, medici e volontari.
A loro e ai conduttori il compito di coinvolgere il pubblico alla donazione per sostenere una nuova generazione di scienziati e per avviare progetti innovativi per la cura del cancro. In prima linea gli ambasciatori di AIRC Antonella Clerici e Carlo Conti con il supporto di molti personaggi amati dal grande pubblico.
Ad aprire gli Otto giorni in televisione ci penserà il conduttore Flavio Insinna con la partecipazione del collega Carlo Conti su Rai1 nello Speciale i campioni de L’Eredità.
Toccherà allo sport, ai campioni del calcio, a chiudere la manifestazione sabato 10 e domenica 11 novembre.
Le squadre della Serie A Tim scenderanno in campo per invitare i propri tifosi a sostenere i giovani talenti della ricerca sul cancro. L’iniziativa, guidata dagli ambasciatori Leonardo Bonucci, Claudio Marchisio, Matteo Politano e Alessio Romagnoli, è realizzata con Lega Serie A, TIM e AIA e promossa in collaborazione con RaiSport, SkySport e gli altri media sportivi.
Lo scopo de “ I Giorni della Ricerca” è quello di informare il pubblico sui progressi della ricerca e raccogliere nuove risorse attraverso un ricco programma di eventi nelle trasmissioni televisive e radiofoniche della RAI. Durante la conferenza stampa che si è svolta martedì scorso, è intervenuta la ricercatrice Elisabetta Dejana che in IFOM dirige l’unità di ricerca che si occupa dello sviluppo del sistema vascolare del cancro.
La professoressa Dejana ha illustrato il quadro sullo stato dell’arte della ricerca oncologica nel nostro Paese e ha raccontato quali saranno le prossime sfide che AIRC e la comunità scientifica dovranno affrontare per rendere il cancro sempre più curabile.
“In questi ultimi anni – ha spiegato – si sono fatti progressi importanti nella ricerca sul cancro. In molti casi la malattia si è cronicizzata permettendo di prolungare di diversi anni la vita del paziente, si sono trovate nuove vie per una diagnosi precoce e si sono dettate regole di vita che permettono di ridurre l’incidenza di diversi tipi di tumore. La ricerca italiana ha contribuito in maniera significativa a questi progressi e molti dei nostri ricercatori sono conosciuti e citati in tutto il mondo. Questo è un miracolo considerando che la ricerca italiana è essenzialmente alimentata da donazioni private e, senza AIRC, la ricerca oncologica di base e clinica non esisterebbe. L’investimento pubblico dell’Italia in ricerca è meno della metà di quello degli altri paesi europei mentre, considerando i dati a disposizione, il risparmio del sistema sanitario nazionale derivato da una migliore conoscenza delle cure, da diagnosi precoce, nuovi farmaci e interventi chirurgici arriverebbe oltre 30%. Per vincere la battaglia contro il cancro abbiamo bisogno del contributo di tutti: della visione dei ricercatori senior, del contributo dei privati e dell’investimento pubblico e, infine, la cosa più importante, dell’entusiasmo dei giovani ricercatori.”
La professoressa Dejana nel corso del suo lavoro all’estero in Canada, alla McMaster University di Hamilton in Ontario, in uno dei gruppi di ricerca leader in questo settore ha messo a punto tecniche per l’isolamento e la coltura delle cellule endoteliali che compongono la parete dei vasi sanguigni, per poterne studiare le caratteristiche normali e patologiche.
Tornata in Italia ha messo in piedi il Laboratorio di Biologia Vascolare all’istituto Mario Negri di Milano che ha diretto fino al 1993 intervallando periodi di lavoro all’estero alla Harvard Medical School di Boston, all’Hôpital Bicêtre di Parigi e all’Hadassah Medical School di Gerusalemme.
Lo studio della biologia delle cellule vascolari è continuato in questi anni con un nuovo obiettivo: comprendere il processo di formazione di nuovi vasi sanguigni, l’angiogenesi, nell’embrione e durante la crescita di un tumore.
La formazione di nuovi vasi all’interno del tumore rappresenta un fattore determinante per la sua espansione. Infatti attraverso il sistema vascolare la massa cancerosa si procura il nutrimento e l’ossigeno necessario alla propria crescita. Si pensa che bloccando questo processo si possa fermare il tumore, ma ancora molto rimane da scoprire per identificare le terapie più efficaci a questo scopo.
In questi anni Elisabetta Dejana ha focalizzato le proprie ricerche in questa direzione. Dal 1993 al 1996 lo ha fatto in Francia, dove ha diretto il Laboratoire d’Hematologie del Centro di Energia Nucleare di Grenoble. Poi di nuovo in Italia a Milano, ha partecipato alla realizzazione del progetto della FIRC di creare un nuovo istituto interamente dedicato alla ricerca oncologica.
Alla nascita di IFOM, nel 2000, è stata tra i primi scienziati ad animarne i laboratori. Ha preso così il via, sotto la sua direzione un programma di ricerca IFOM finalizzato allo studio del processo di formazione dei vasi sanguigni e allo sviluppo di strategie terapeutiche che, agendo su di esso, possano inibire la crescita tumorale.
Elisabetta Dejana si distingue, non solo per i suoi contributi scientifici, ma anche per la capacità comunicativa nel divulgare la scienza e per il particolare impegno nel promuovere la carriera dei giovani ricercatori. È autrice di oltre 300 studi scientifici pubblicati sulle più prestigiose riviste specialistiche internazionali. Nel corso della sua carriera ha ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti da diverse associazioni scientifiche italiane ed estere. (fonte: AIRC).