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Lo stato di salute dell’Europa. Tanti i fattori di rischio che abbassano l’aspettative di vita
Quale è lo stato di salute dell’Europa?
Per una volta non si affronta l’argomento dal punto di vista politico o in relazione ai piani finanziari dei Paesi membri dell’Ue, ma si fa un’analisi sulla salute intesa dal punto di vista delle cure mediche e sanitarie. Ciò che salta subito all’occhio è che in Europa c’è ancora una forte disparità di cure, differenze che vanno a colpire principalmente le persone con un livello di istruzione piuttosto basso. Inoltre, se fino al 2011 la speranza di vita aumentava a vista d’occhio, da qualche anno essa ha subito un netto rallentamento.
Questi e molti altri dati emergono da “Health at a Glance: Europe 2018” (Uno sguardo alla sanità: Europa 2018), relazione elaborata dalla Commissione europea e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici pubblicata venerdì 23 novembre. Lo studio si basa su una serie di analisi comparative dello stato di salute dei cittadini europei e delle prestazioni dei sistemi sanitari nei 28 Stati membri, nei 5 paesi candidati e in 3 paesi Efta.
“Anche se la speranza di vita nell’Ue è tra le più elevate al mondo, non dobbiamo abbassare la guardia”. A dirlo è Vytenis Andriukaitis, Commissario per la Salute e la sicurezza alimentare secondo cui si potrebbero salvare molte vite adoperandosi maggiormente per promuovere stili di vita sani e affrontare fattori di rischio quali il fumo o la mancanza di attività fisica. “Non possiamo accettare – ha dunque aggiunto il Commissario – di perdere prematuramente più di 1,2 milioni di persone ogni anno nell’Ue quando ciò potrebbe essere evitato grazie a una migliore prevenzione delle malattie e ad interventi di assistenza sanitaria più efficaci”.
La relazione pertanto non solo mette ogni Paese membro davanti alla realtà dei fatti ma è da leggere anche come un’esortazione a migliorare la salute mentale e quindi a prevenire le malattie mentali, che provocano conseguenze sociali e i cui costi stimati ammontano a oltre il 4% del Pil in tutta la Comunità. Si punta il dito contro fattori di rischio come il fumo, l’alcol e l’obesità, al fine di ridurre la mortalità prematura e di garantire l’accesso universale all’assistenza e di rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari.
Molte delle difficoltà e delle disparità presentate da questa fotografia medica europea sono dovute al diverso status socioeconomico delle popolazioni. In media nell’Ue gli uomini trentenni con un livello di istruzione basso hanno un’aspettativa di vita di 8 anni inferiore rispetto a quelli che possiedono un titolo di studio universitario. Dati provenienti da diversi Paesi dimostrano che fino al 20% della spesa sanitaria potrebbe essere destinato ad un uso migliore.
Utilizzando una combinazione di leve strategiche si potrebbe ottimizzare la spesa garantendone un migliore rendimento, ad esempio per quanto riguarda la selezione, la copertura, l’acquisto e la fissazione dei prezzi dei farmaci attraverso la valutazione delle tecnologie sanitarie.
Oltre 84000 persone sono morte a causa delle conseguenze di problemi di salute mentale in tutta Europa nel 2015. Si registra inoltre che i costi complessivi derivanti dai problemi di salute mentale ammontino a oltre 600 miliardi di euro all’anno.
Circa il 40% degli adolescenti riconosce di aver fatto uso di alcolici fino a perdere i sensi almeno una volta nel mese precedente.
Sebbene le politiche di controllo sull’alcol abbiano contribuito a ridurne il consumo complessivo in numerosi paesi dell’Ue, l’abuso di alcol fra gli adolescenti e gli adulti resta un problema di sanità pubblica importante.
I nuclei familiari a basso reddito sono cinque volte più esposti al rischio di esigenze sanitarie non soddisfatte rispetto alle famiglie a reddito elevato.