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Sanità, tra cinque anni in Italia un’emorragia di 15 mila medici
L’Italia è uno dei Paesi più anziani d’Europa e nonostante questo dato dovrebbe richiamare una più accentuata presenza di professionisti della sanità accade il contrario. In circa quindici anni il Sistema sanitario nazionale perderà 15 mila medici e dentisti, una vera e propria emorragia. Dei 56 mila medici su cui oggi può contare il Servizio sanitario nazionale, infatti, ne saranno rimpiazzati solo il 75%, cioè 42 mila. L’allarme è stato lanciato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, che opera all’interno di Vithali, spin off dell’Università Cattolica di Roma, che tra l’altro evidenzia anche un invecchiamento significativo dei camici bianchi del Belpaese.
Stando alle proiezioni effettuate sulla base dei dati del Conto annuale della Ragioneria dello stato, “sono del tutto insufficienti gli accessi ai corsi di laurea in medicina e alle scuole di specializzazione per compensare questa continua diminuzione di camici bianchi”. Per rimpiazzare quelle risorse che andranno in pensione sarebbero necessarie 13.500 immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina ogni anno e 11 mila posti di specializzazione ogni anno. Ma ad oggi sono rispettivamente 9.700 e 6.000. Di conseguenza, anche come sottolinea l’agenzia Ansa, secondo le proiezioni i nuovi specializzati saranno circa 42 mila in 15 anni, ovvero 14mila in meno rispetto ai 56mila che usciranno per pensionamento. “Questo scenario, determinatosi nel corso di anni in cui non è stata fatta una programmazione adeguata da parte delle autorità competenti, rischia di compromettere le basi portanti del SSN”, ha detto il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane.
A gennaio Fimmg, Federazione medici di medicina generale, e Anaao, sindacato dei medici dirigenti, avevano evidenziato la questione denunciando una situazione che si prevede a dir poco drammatica: tra 5 anni, denunciavano a inizio anno i sindacati, a causa dei pensionamenti previsti e del mancato bilanciamento di nuove assunzioni, si stima che mancheranno all’appello 45 mila medici, tra specialisti e medici di famiglia. Una forbice che si prevede si allargherà ancora di più fra dieci anni: nel 2028 dovrebbero andare in pensione 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676 unità.
Secondo Anaao, responsabile di questo drammatico destino che interessa l’intero Paese per mezzo del sistema sanitario nazionale è l’attuale sistema italiano delle scuole di specializzazione in medicina, che non garantirà – confermano gli esperti – un numero sufficiente di specialisti per il prossimo futuro. Oggi, e qui troviamo un accordo con quanto denunciato in queste ore dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, i posti resi disponibili per le scuole di specializzazione sono complessivamente circa 6.500 l’anno, ma secondo le stime del sindacato ne sarebbero necessari almeno 8.500. A mancare nelle corsie saranno a breve soprattutto pediatri, chirurghi, ginecologi e cardiologi.