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Carceri, ogni anno oltre 400 detenuti ‘sani’ finiscono in strutture psichiatriche
La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari nel 2017 avrebbe provocato gravi criticità di applicazione della legge, sia per il mondo giuridico che per l’ambito sanitario. Se dovessre restare l’attuale trend – informano dalla Società italiana di psichiatria – annualmente oltre 400 persone sane di mente e arrivate dal carcere verranno inserite nelle strutture psichiatriche senza alcuna indicazione. Tutto questo su circa 8 mila pazienti ‘veri’, che ottengono una misura di sicurezza non detentiva nei Dipartimenti di salute mentale (Dsm) o detentiva nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), che di fatto hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. Si tratta di un primo commento che inquadra la situazione attuale motivata inoltre dai dati pubblicati in occasione del convegno nazionale della Società italiana di psichiatria (Sip), tenutasi a Firenze fino a domenica 23 giugno.
Il più delle volte accade che detenuti mentalmente sani sono destinati da ordinanze giuridiche in strutture di salute mentale solo perché si adattano poco alla detenzione in carcere. È il caso, fa sapere la Sip, di provvedimenti “inaccettabili, che rischiano di compromettere i luoghi di cura della salute mentale che si trovano a dover gestire falsi pazienti sociopatici”. Maggiormente interessati risultano i pazienti affetti dal ‘disturbo antisociale di personalità’ “che, quando diviene il tratto prevalente del reo, non dovrebbe comportare alcuna applicazione del vizio di mente ed essere confuso con una malattia”.
Inoltre, stando a studi ultimati di recente, in molti sarebbero affetti da disturbo antisociale di personalità. Si tratta dei nati tra il 1995 e il 2012, la cosiddetta ‘generazione Z’, che presentano una maggiore predisposizione a sviluppare tali comportamenti, rispetto ai Millenniala (i nati tra l’81 e il ’95) per il maggior isolamento relazionale e il più diffuso abuso di sostanze.
“La distorsione della funzione terapeutica delle residenze psichiatriche da parte di una certa magistratura – ha spiegato Enrico Zanalda, presidente della Sip e direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Asl Torino 3 intervenendo alla tavola rotonda organizzata a Firenze – è supportata da ordinanze d’inserimento in strutture psichiatriche senza opportuni accertamenti”. Perchè accade? Il tutto prende avvio dallo stesso detenuto che manifesta insofferenza verso la vita detentiva e che per questa ragione viene trasferito in psichiatria. “Ma lo scopo di queste decisioni – denuncia Zanalda – è di spostare una persona scomoda dal contenitore carcerario a un altro, attribuendo alla psichiatria un ruolo cautelativo custodiale perso da tempo”.
“Sta insomma passando in modo insidioso – ha così aggiunto Salvatore Varia, vicepresidente della Sip e direttore di Unità complessa di psichiatria nel Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo – l’idea che la psichiatria non debba solo curare, ma anche prevenire la reiterazione dei reati e gli psichiatri debbano trasformarsi in educatori degli autori di reato con disturbi psichici”. Inoltre, i ‘falsi infermi’ sono più facilmente giudicati da periti che non hanno mai lavorato nei servizi di salute mentale e, quindi, non sarebbero idonei a valutare queste situazioni, sostengono gli esperti.