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Ogni vita è un capolavoro, affetti da Alzheimer diventano quadri per un giorno
“Ogni vita è un capolavoro”. È questo lo slogan della nuova mostra itinerante ideata dall’Israa, Istituti per servizi di ricovero e assistenza agli anziani, e incentrata sulle persone, uomini e donne, affette da Alzheimer. Perlopiù si tratta di anziani che per un giorno hanno dismesso i panni del quotidiano personificando i grandi volti della pittura italiana. Sulle tele che compongono la mostra ospitata dal 12 novembre all’8 dicembre nelle stanze di Palazzo 300 a Treviso, e che farà tappa in diverse altre città italiane, i soggetti pensati originariamente da Klimt e Matisse, Van Gogh e Modigliani, Caravaggio e Piero della Francesca. Incuriosisce tuttavia apprendere che mentre i costumi sono gli stessi delle opere da sempre note in Italia e nel mondo, i volti degli uomini e delle donne in posa sono del tutto inediti. Si tratta infatti degli ospiti delle strutture dell’Israa, anziani malati di Alzheimer. In Italia, più di un milione di persone soffrono di demenza. In tutto il mondo, più di 44 milioni di persone soffrono di demenza, circostanza che rende la malattia una crisi sanitaria globale che deve essere affrontata. Una diagnosi del morbo di Alzheimer cambia la vita delle persone colpite da questa malattia e anche delle loro famiglie e amici. Informazioni e supporto sono a disposizione di chiunque ne abbia bisogno.
Nessuno dovrebbe affrontare da solo il morbo di Alzheimer o un altro tipo di demenza ed è per questa ragione che Israa ha pensato a questa mostra che si compone di 33 ritratti e 41 anziani che si sono messi in gioco immedesimandosi nei protagonisti, dopo aver interpretato e studiato a fondo le opere di riferimento. Scelti in base alle caratteristiche fisiche e caratteriali, alle storie di vita e alle attitudini personali più vicine a quelle dei protagonisti stessi, per ottenere un risultato vincente. Lo scopo della mirabile iniziativa, la cui idea risale al 2017 anno della prima edizione dell’Alzheimer Fest a Gavirate, è quello di conoscere direttamente, e senza filtri, queste persone spesso invisibili, ognuna delle quali porta con sé una storia costellata di successi e sconfitte.
Per riprodurre le opere sono stati utilizzati abiti e accessori di recupero e costumi teatrali prossimi nelle sembianze alla cultura del Rinascimento italiano. Si pensi ad esempio ai Duchi di Urbino di Piero della Francesca (nella foto), la cui acconciatura è nata utilizzando una conchiglia con una spugna, lana pigna e nastro. Nel Bacco di Caravaggio invece ci si è serviti di una composizione floreale.