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Coronavirus: dai 2 ai 3 mesi per il primo test del vaccino
L’allarme del nuovo Coronavirus, l’infezione responsabile dell’epidemia di polmonite che ha avuto origine nella città di Wuhan nella provincia di Hubei in Cina, cresce: in Cina ad oggi sono oltre 42000 i contagi mentre 1016 vittime. La buona notizia è che le guarigioni sono in aumento. È notizia di oggi della guarigione di un cittadino inglese.
In Europa sono 39 i casi confermati: Germania (14), Francia (11), Regno Unito (4), Spagna (2), Belgio, Finlandia e Svezia (1). I casi riportati dall’OMS includono anche i 2 della Russia che l’ECDC non conteggia tra quelli europei. 20 dei 39 casi confermati in Europa sono “importati”, ovvero diagnosticati in persone con recente storia di viaggi in Cina, mentre 12/14 in Germania, 5/6 casi in Francia e 2/4 nel Regno Unito sono classificati “contratti localmente”, ovvero in soggetti senza storia di viaggi in Cina. Al momento l’ECDC afferma che, grazie alle misure di contenimento adottate, il rischio di infezione per la popolazione europea rimane molto basso, ma sottolinea le numerose incertezze sulla trasmissione del virus e la verosimile sotto-rilevazione dei casi, in particolare quelli lievi o asintomatici. In Italia le condizioni dei 3 casi confermati di contagio sono in miglioramento. Presso l’Istituto Spallanzani di Roma ci sono 13 pazienti ricoverati in attesa dei risultati del test, mentre sono 46 le persone dimesse.
Dal punto di vista scientifico Anthony Fauci, immunologo di fama mondiale e direttore dell’Istituto nazionale Usa per lo studio delle malattie infettive Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) ha dichiarato che per il primo test del vaccino contro il nuovo Coronavirus occorrono dai 2 ai 3 mesi. Fauci ha ricordato inoltre che alla luce dei dati finora noti, il tasso di mortalità del coronavirus 2019-nCoV è del 2%, ma considerando i casi asintomatici o con sintomi molto lievi potrebbe essere inferiore.
Oltre alla prospettiva della realizzazione del vaccino, secondo una revisione di studi realizzata da ricercatori della University Medicine Greifswald, in Germania, e pubbliata sul Journal of Hospital Infection, i coronavirus umani possono rimanere infettivi sulle superfici inanimate a temperatura ambiente fino a 9 giorni. Il nuovo coronavirus non è molto resistente e potrebbe essere debellato con detergenti come candeggina diluita, l’alcool e i gel disinfettanti a base di alcool.
L’analisi di 22 studi ha rilevato che i coronavirus umani come quello della sindrome respiratoria acuta grave (Sars), della sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers) o i coronavirus umani endemici (HCoV) possono persistere su superfici inanimate come metallo, vetro o plastica fino a 9 giorni, ma possono essere inattivati in modo efficiente nel giro di un minuto attraverso procedure di disinfezione delle superfici con alcol etilico (etanolo al 62-71%), acqua ossigenata (perossido di idrogeno allo 0,5%) o candeggina (ipoclorito di sodio allo 0,1%). “Poiché non sono disponibili terapie specifiche per 2019-nCoV – hanno detto i ricercatori, guidati da Günter Kampf – il contenimento precoce e la prevenzione di un’ulteriore diffusione saranno cruciali per fermare l’epidemia in corso”.
In merito allo studio tedesco però nessun allarme: Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss ha dichiarato che “Questo elemento, ancora da dimostrare e condotto su altri coronavirus e non su quello cinese, non fa la differenza sul contenimento precoce dell’epidemia”. A tal proposito proprio l’Istituto ha presentato le Faq su coronavirus e superfici. Mutua Mba riporta di seguito le 3 Faq:
L’alcol è efficace per disinfettare le superfici?
Si, i disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% sono efficaci per distruggere il virus sulle superfici.
La candeggina è efficace per disinfettare superfici e pavimenti?
I disinfettanti a base di cloro all’1% sono in grado di disinfettare le superfici distruggendo il virus.
Il lavaggio delle mani serve veramente per prevenire l’infezione da coronavirus?
Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione. Bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 20 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol. Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate.
Da un’ospedale di Wuhan arrivano i nuovi dettagli clinici dell’infezione che sta tenendo alta l’attenzione dell’opinione pubblica da circa 50 giorni. Sono pubblicati su JAMA– Journal of the American Medical Association e descrivono le caratteristiche di 138 pazienti ricoverati dal 1 gennaio fino al 28 gennaio. Il primo dato emerso riguarda la non differenza tra i sessi come soggetto a rischio ed una fascia di età compresa tra i 55 e I 60 anni. L’ipotesi che fosse il sesso maschile maggiormente a rischio rispetto a quello feminile era venuta alla luce all’inizio dell’epidemia. I segni e sintomi più frequenti sono: febbre (presente in tutti i pazienti ospedalizzati tranne due), spossatezza (presente in circa il 70% dei casi ricoverati) e tosse secca (ovvero senza grossa produzione di muchi, presente in circa il 60% dei pazienti.) Non mancano, però, presentazioni meno frequenti come il rifiuto del cibo (40%), dolori muscolari (35%), evidenti difficoltà respiratorie (31%), mal di gola (17,5%) o sintomi gastroenterici come diarrea (10%)e nausea (10%). Per quanto riguarda le forme più gravi, ovvero i pazienti per i quali si richiede il ricovero in terapia intensiva.
Infine, l’altro elemento scientifico è che il periodo di incubazione del nuovo coronavirus potrebbe essere 10 giorni più lungo rispetto a quello dichiarato all’inizio dell’epidemia, ovvero da 14 giorni a 24 giorni.
L’allerta al livello mondiale resta alta: oggi è in corso a Ginevra una riunione di massimi esperti internazionali per discutere delle ulteriori misure di controllo e di prevenzione da adottare, visto che si parla di minaccia molto grave.