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Allenarsi troppo fa male, 60 mila italiani soffrono di vigoressia
Mi alleno troppo o troppo poco? Vivere a braccetto con il divano non giova a nessuno ma praticare attività motoria tutti i giorni della settimana, instancabilmente, di certo non arreca beneficio al corpo e si rischia di soffrire di patologie di varia natura, ad esempio di vigoressia. Corpo definito, muscoli lucidati a prova di selfie davanti allo specchio e ossessione per l’alimentazione. Ci si domanda effettivamente se si tratta di amore o di dipendenza e, ancora, se quelle ore trascorse in palestra non siano effettivamente una droga. Mantenersi in forma è fondamentale tanto per il benessere fisico (si invecchia più tardi) quanto per il bene stare psichico (regola l’equilibrio degli stati d’animo), ma allenarsi eccessivamente può generare una percezione distorta del proprio corpo e una vera e propria ossessione per l’aspetto fisico dal momento che non si è mai realmente soddisfatti dei risultati raggiunti.
Spesso infatti, se non equilibrato, nel corso dell’allenamento il fisico subisce uno stress, dovuto al grosso carico di lavoro a cui lo sottoponiamo (exercise addiction). L’organismo risponde adattandosi, ovvero migliorando le proprie prestazioni. Tuttavia le prime criticità emergono quando viene a crearsi un disequilibrio tra i vari elementi che concorrono al miglioramento della prestazione atletica, dei tempi, delle modalità di allenamento, dell’alimentazione e del riposo.
La vigoressia – altrimenti detta bigoressia – è una condizione sempre più comune tra gli adolescenti e, più nello specifico, tra i ragazzi che hanno tra i 19 e i 40 anni. Generalmente, stando a un report pubblicato dall’Istituto di fisiologia clinica, si comincia andando in palestra, solo più tardi questa abitudine si trasforma in un eccesso che oggi in Italia interessa circa 60 mila persone.
La vigoressia è comune tra gli atleti e circa il 10% dei body builder ne soffre. Ma anche le persone comuni sono coinvolte da questa condizione: il progetto Soda (Survey on doping among adolescents) curato dal Consiglio nazionale delle ricerche nel 2017 su un campione di 15 mila studenti fra i 15 e i 19 anni, lascia emergere che l’1,4% di loro ha usato almeno una volta nella vita sostanze dopanti (steroidi anabolizzanti, diuretici, ormoni della crescita, modulatori metabolici), con lo scopo di migliorare la percezione di sé e della propria forma fisica.