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Cosa centrano i visoni con il vaccino COVID-19?
Gli oltre mille visoni presenti negli allevamenti danesi devono essere uccisi. È quanto ordinato, sotto stretto consiglio delle autorità sanitarie, dalla Prima Ministra della Danimarca Mette Frederiksen dopo che è stato appurato che nei 17 milioni di visoni presenti negli allevamenti del paese era presente una mutazione genetica del SarsCov2 già trasmessa a 12 umani. In realtà la vicenda affonda le basi in autunno, se non già a settembre, quando il Governo danese ha scoperto che nei piccoli animali da pelliccia si celava una versione “mutata” del Covid-19, pericolosa al punto da minacciare di vanificare l’efficacia dei vaccini perché rendeva più difficile la creazione di anticorpi. Ma l’attuazione dell’operazione ha fatto tremare letteralmente il Paese tanto da costare la poltrona alla Ministra dell’agricoltura e da addolorare palesemente e in pubblico la stessa Mette Frederiksen. Ma per quale ragione?
Ebbene, il mercato dei visoni in Danimarca è una fonte di reddito non indifferente tanto che a partire dagli anni 90 del ‘900 ha dato forma a un commercio davvero dinamico e dalle dimensioni sovranazionali. Come riferisce l’agenzia Agi, l’export di pelli di visone, soprattutto verso i mercati asiatici, garantisce al Paese circa un miliardo di dollari all’anno, oltre 840 milioni di euro, una parte consistente delle esportazioni nazionali, e coinvolge un migliaio di imprese; circa 6 mila posti di lavoro sarebbero ora a rischio, secondo Kopenhagen Fur, la casa d’aste dove si svolge il mercato mondiale delle pelli.
Tuttavia, lo scossone politico è arrivato nel momento in cui è emerso che il Governo non aveva la copertura legale per procedere all’abbattimento di tutti i visoni: poteva ordinarlo solo alle fattorie dove era stato rilevato il contagio o che erano entro 7,8 chilometri dalla struttura in cui era stata rilevata un’anomalia. A questo punto l’esecutivo ha giocato d’anticipo presentando una riforma che, nei fatti, autorizzava l’ordine, ma a nulla è servito. Nel calderone delle polemiche infatti ci sono finiti la Polizia, i politici, la stessa Prima Ministra, tanto che l’opinione pubblica ha richiesto con urgenza al Governo l’istituzione di una commissione di inchiesta. Ma a mali estremi. Una linea dura quella adottata dalla Danimarca che nel frattempo, in questi duri mesi di emergenza sanitaria, non ha sacrificato solo i visoni ma anche parte della popolazione felina. Anche alcuni gatti infatti sono stati uccisi perché risultati positivi al virus. In una fattoria nella municipalità di Holstebro, nella regione dello Jutland centrale, l’Amministrazione veterinaria e alimentare danese ha analizzato 24 gatti presenti nell’allevamento, 12 dei quali sono risultati positivi al coronavirus. E, secondo quanto riporta un sito danese i felini infetti sarebbero stati tutti soppressi.