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Ed io avrò cura di te, l’Italia dà l’addio al cantautore catanese Franco Battiato
Si scrive Battiato e si legge “seduzione”, si perché con la sua arte, tra parole e musica, il cantautore siciliano ha realmente fatto innamorare innumerevoli estimatori del bel canto, dell’eleganza di un linguaggio che probabilmente nulla ha a che vedere con i tempi moderni e che con la sua prematura scomparsa si affievolisce ulteriormente. L’ultima volta che Battiato, musicista raffinato e solitario paroliere, era comparso davanti al suo pubblico era il settembre 2017, nella suggestiva cornice catanese del teatro greco romano. Da lì la silenziosa malattia tra la costa siciliana e l’Etna che lo ha accompagnato fino alla scorsa notte quando si è spento all’età di 76 anni.
“Ho chiamato un sacerdote nostro amico che conosceva e parlava con Franco. Ci sarà lui a benedire, accanto a noi, pochissimi, quasi gli stessi che mio fratello ha avuto vicini in questi mesi di sofferenza. Nessun altro. Ecco perché abbiamo pensato al servizio d’ordine”. Queste le parole affidate al Corriere della Sera dal fratello Michele. La morte dell’autore di testi indimenticabili come La Cura intristisce l’Italia intera così come accaduto con la scomparsa di Lucio Dalla, suo amico e collega che aveva scelto le stesse terre per vivere la sua vecchiaia.
Nelle ultime settimane, a seguito del compimento del 76esimo compleanno, le sue condizioni erano peggiorate progressivamente. “Franco – prosegue il fratello – cominciava da giorni a perdere le facoltà. Si è arrivati a un deperimento organico per cui, pian piano, si è quasi asciugato. Non si è accorto del trapasso. Circondato da me, mia moglie, mio genero, i nipoti, i collaboratori e due medici che non ci hanno mai lasciato”. Tanti i messaggi di cordoglio di amici, conoscenti e colleghi inviati alla sua residenza, l’ex castello della famiglia Moncada a Milo, ai piedi dell’Etna, dove viveva da anni, soprattutto da quando si era ritirato dalle scene. Profondamente addolorato dalla prematura scomparsa si è detto anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella che in un messaggio rivolto alla famiglia definisce Battiato “artista colto e raffinato che con il suo inconfondibile stile musicale – frutto di intenso studio e febbrile sperimentazione – ha affascinato un vasto pubblico, anche al di là dei confini nazionali”.
Di Battiato si parla dagli anni 60 quando faceva parte del duo «Gli Ambulanti», composto con il conterraneo Gregorio Alicata. I loro brani di protesta attirarono l’attenzione di un altro grande paroliere, Giorgio Gaber. Negli anni ‘70 l’artista si è dedicato alla musica sperimentale e alle sonorità elettroniche. Gli anni ’80 invece sono stati quelli del grande Battiato, autore di “Per Elisa”, presentato al Festival di Sanremo nel 1981 da Alice e arrivato primo. Anche per Battiato è una consacrazione, confermata dall’album La voce del padrone, che contiene tra gli altri brani “Centro di gravità permanente” e “Cuccurucucu” e che ha venduto in poco tempo il milione di copie vendute (risultato fino ad allora mai raggiunto in Italia. Infine, il successo di sempre, la dedica d’amore che strugge e fortifica, “La cura”. Era l’autunno del 1996 quando per la nuova casa discografica Mercury pubblica “L’imboscata”, che subito si piazza al secondo posto delle classifiche diventando il nono album più venduto dell’anno. Pubblicato anche in Spagna, l’album contiene anche il brano “La cura”, che nello stesso anno diventa disco di platino con oltre 30 mila copie vendute.