Questo sito Web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
“L’aborto è un omicidio”. Le parole del Papa di ritorno dal viaggio a Budapest e in Slovacchia
“L’aborto è omicidio”. Torna a su uno dei tempi più dibattuti degli ultimi cinquant’anni papa Francesco e rispondendo ai giornalisti sul volo di ritorno dalla Slovacchia non ha risparmiato ulteriori spunti a quanti si interrogano sulla pratica con cui si interrompe una gravidanza. “Chi fa un aborto – ha commentato Bergoglio – uccide, senza mezze parole. Prendete voi un qualsiasi libro di embriologia per studenti di medicina. La terza settimana dal concepimento, tutti gli organi stanno già lì, tutti, anche il Dna… È una vita umana! Questa vita umana va rispettata, questo principio è così chiaro! A chi non può capire, farei questa domanda: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? È giusto assumere un sicario per uccidere una vita umana? Scientificamente è una vita umana. È giusto farla fuori per risolvere un problema? È per questo la Chiesa è così dura su questo argomento, perché se accettasse questo è come se accettasse l’omicidio quotidiano. Mi diceva un capo di Stato che il calo demografico è cominciato perché in quegli anni c’è stata una legge sull’aborto così forte che hanno fatto sei milioni di aborti e questo ha lasciato un calo di nascite nella società di quel Paese”. “La Chiesa – ha proseguito il Pontefice – non cambia la sua posizione, ma “ogni volta che i vescovi hanno gestito non come pastori un problema, si sono schierati sul versante politico”.
Sul volo che da Bratislava lo riportava a Roma, a conclusione del viaggio a Budapest e in Slovacchia, il Papa è tornato anche sul tema dei vaccini. Dopo l’accorato appello a vaccinarsi, rivolto al mondo cattolico tramite un videomessaggio indirizzato alle popolazioni dell’America Latina e in cui ha auspicato un atteggiamento responsabile per fronteggiare insieme la pandemia, il Papa ha risposto a una domanda di un giornalista: “Lei dice che è un atto d’amore fare il vaccino. Allora, quando non si fa il vaccino, come lo chiamerebbe? Perché alcuni credenti si sono sentiti discriminati?
“È un po’ strano – ha ribattuto Francesco – perché l’umanità ha una storia di amicizia con i vaccini: il morbillo, la poliomielite… Ora è arrivato questo. Forse è arrivato per la virulenza e l’incertezza, non solo della pandemia, ma anche per la diversità dei vaccini e anche la fama di alcuni vaccini, che non sono adatti o sono un po’ più che acqua distillata. Questo nella gente ha creato una paura. Altri che dicono che è un pericolo perché affermano che col vaccino ti entra il virus dentro e tante argomentazioni che hanno creato questa divisione. Anche nel Collegio cardinalizio ci sono alcuni negazionisti e uno di questi, poveretto, è ricoverato con il virus. Ironia della vita. Non so spiegarlo bene, alcuni dicono perché i vaccini non sono sufficientemente sperimentati e hanno paura… Si deve chiarire e parlare con serenità di questo. In Vaticano sono tutti vaccinati tranne un piccolo gruppetto che si sta studiando come aiutare”.