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Maltempo. Eventi estremi aumentati del 9% negli ultimi venti anni
In anticipo, rispetto a quanto già accaduto a maggio 2023, e con una quantità di pioggia caduta in due giorni del tutto straordinaria. Ancora una volta la Romagna, e parte del bolognese, è in ginocchio a causa del maltempo che in queste ore si abbattuto sul centro Italia causando disagi e allagamenti anche nelle Marche. Sul tema torna Save the children spiegando come nel corso degli ultimi vent’anni nel nostro paese la probabilità di eventi estremi legati alla crisi climatica è aumentata del 9% e a pagarne le conseguenze, più degli altri, sono i più piccoli che rischiano di subire in modo pesante i disagi che questo comporta. Lo dimostrano – scrive l’Associazione – anche le piogge intense portate dalla tempesta Boris che hanno provocato esondazioni, allagamenti e frane in diverse zone dell’Emilia-Romagna e, nei giorni scorsi, in Europa centrale, dove hanno provocato la morte di una ventina di persone.
La crisi climatica, si legge, mette a rischio circa 1 miliardo di bambini – quasi metà della popolazione infantile mondiale – che vivono in Paesi ad alto rischio di subire gli impatti del cambiamento climatico e i minori già colpiti dalle disuguaglianze sono maggiormente a rischio. A livello globale, il numero di bambini che affrontano livelli critici di fame nei Paesi in cui gli eventi meteorologici estremi influiscono maggiormente sulle forniture alimentari è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni, registrando un aumento del 20% solo nel 2023. È quanto emerge da uno studio di Save the children da cui si apprende come più di 33 milioni di bambini e 39 milioni di adulti vivano in condizioni tali da essere classificati nella fase 3 di “crisi” della fame, come stabilito dall’Ipc, e nei 18 Paesi in cui gli eventi meteorologici estremi come la siccità, i cicloni e le inondazioni sono stati le principali cause dell’insicurezza alimentare. Questo vuol dire che nei Paesi in cui gli eventi meteorologici estremi sono stati la causa principale della fame, il numero di persone che si trovano ad affrontare la fase 3 dell’Ipc e le successive è più che raddoppiato, passando da 29 milioni nel 2018 – inclusi 13 milioni di bambini – a 72 milioni nel 2023.
L’insicurezza alimentare, conclude Save the children, è solo una delle conseguenze del cambiamento climatico che colpisce in modo sproporzionato i più piccoli. Tra luglio 2023 e giugno 2024 un terzo della popolazione infantile mondiale, ovvero 766 milioni di bambini, è stata esposta a ondate di calore estreme, mettendo a rischio la loro salute fisica e mentale e i loro diritti, come l’istruzione. Ogni anno gli eventi meteorologici estremi interrompono l’apprendimento di circa 40 milioni di bambini, una cifra destinata a crescere con l’aumento della loro intensità e frequenza a causa dei cambiamenti climatici. Per Save the children è essenziale attuare “una giusta transizione ecologica, che includa interventi contro la povertà multidimensionale, le disuguaglianze e l’ingiustizia climatica e intergenerazionale.