Questo sito Web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
Gli italiani non smettono di fumare a vent’anni dalla legge Sirchia
Il 10 gennaio 2005, esattamente vent’anni fa, entrava in vigore la legge Sirchia che tutelando la salute dei non fumatori introduceva il divieto di fumo nei luoghi pubblici. Approdare alla legge fu realmente complicato, per molti si trattava di un’impresa titanica, eppure il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, vinse la battaglia. Ad oggi però la fotografia scattata al nostro paese non è per niente buona: il fumo continua a mietere vittime.
Si stima infatti che circa 90mila decessi all’anno dei circa 630mila totali siano attribuibili al consumo di tabacco, con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro. Il fumo di tabacco è riconducibile ad almeno 27 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive e altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie. Non a caso l’Organizzazione mondiale della salute ritiene che il fumo di tabacco sia la più grande minaccia per la salute ma anche il primo fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili a livello mondiale, con circa un miliardo di fumatori. Il 70% dei fumatori inizia a fumare prima dei 18 anni di età e il 94% prima dei 25 anni.
In Italia è la Sardegna una delle prime regioni italiane, insieme all’Emilia Romagna, a presentare la più alta percentuale di ex-fumatori. Il 22,6% dei sardi ha messo via il pacchetto di sigarette, ma il numero di chi non cede al vizio si conferma ancora alto, esponendo loro stessi e gli altri a rischi concreti. “Gli effetti che il fumo passivo gioca sulla salute di coloro che non fumasono deleteri – commenta il dottor Paolo Serra, allergologo e immunologo del Policlinico Duilio Casula – ogni anno, sono oltre 600mila le vittime del fumo passivo, rappresentando l’1% di tutti i decessi nel mondo. Di questi, 165mila sono morti bianche». Prosegue: “Ancor più preoccupante è il fatto che la maggior parte dei decessi è causata da malattie ischemiche del cuore e da infezioni delle basse vie respiratorie”.
Come precisa l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Cagliari, il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, ha pubblicato il report relativo al biennio 2022-2023, evidenziando un tasso di fumatori in Italia pari al 24,5%, dato sensibilmente inferiore rispetto al 25,2% del quadriennio precedente. “Riguardo al supporto medico per smettere di fumare – prosegue Serra nella nota redatta dal nosocomio sardo – la Sardegna risulta al di sopra della media nazionale, con il 55,7% (media italiana del 48,6%) degli intervistati, che afferma di aver ricevuto il consiglio da parte del proprio medico”.
Spostandoci lungo la via Emilia, da Piacenza a Rimini, invece, Secondo l’indagine “PASSI” fuma regolarmente 1 adulto su 4, ovvero il 24% della popolazione tra i 18 e i 69 anni, per un totale di oltre 710mila persone. Una percentuale in linea con la media nazionale, che rimane costante rispetto al biennio precedente.