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Virus Zika, la zanzara che sta facendo tremare il Sud America
Virus Zika: l’Oms ha dato l’allarme, ma gli esperti tranquillizzano. A spaventare sono i casi di microcefalia, ma per ora non c’è nessuna certezza
È allarme in tutto il mondo per il virus Zika. Lo scorso 1 febbraio l’Oms ha dichiarato la diffusione del virus una emergenza globale e ha invitato tutti i paesi a collaborare per contrastare ulteriori contagi. Questo servirà anche ad attivare più risorse per una risposta globale e coordinata al virus, che si diffonde principalmente attraverso il morso delle zanzare Aedes Aegypti.
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Scoperto nel 1947 nelle foreste dell’Uganda, il virus ha iniziato a diffondersi in Sud America lo scorso maggio e ad oggi sono stati registrati casi in un’ampia parte dell’America latina e dei Caraibi. L’Europa è stata toccata lievemente e i casi di infezione hanno riguardato sempre persone rientrate da viaggi in zone a rischio, anche in Italia. Non causa sintomi gravi, sfoghi cutanei, dolori articolari e febbre, ma sembra che sia molto pericoloso per le donne incinta: se l’infezione è contratta nei primi tre mesi di gravidanza pare che provochi microcefalia, una malformazione che limita lo sviluppo del cranio e può avere conseguenze a livello neurologico. “La relazione causale tra il virus Zika durante la gravidanza e la microcefalia non è un evento straordinario e non è ancora scientificamente provata – ha detto il direttore dell’Oms, Margaret Chan, in conferenza stampa a Ginevra lo scorso 1 febbraio – anche se gli esperti hanno convenuto che una relazione causale tra il virus durante la gravidanza e la microcefalia è fortemente sospetto”. Inoltre, potrebbe essere legato alla sindrome di Guillain-Barré, una rara malattia che colpisce i nervi e provoca la paralisi temporanea dei muscoli. Casi di tale sindrome sono peraltro aumentati in Brasile, Colombia, El Salvador e Venezuela, dove la Zika è oggi diffusissima. Tuttavia, neanche la correlazione tra le due patologie è stata ancora accertata.
L’obiettivo delle autorità sanitarie deve essere in primis capire se il virus ha un ruolo effettivo nelle malformazioni, oltre che proteggere le donne in stato di gravidanza e contrastare la diffusione delle zanzare nelle aree più a rischio. La dichiarazione di emergenza dell’Oms è soprattutto legata ai casi sospetti di microcefalia e non alla malattia di Zika in sé, dalla quale di solito si guarisce in pochi giorni.
Al momento, il Paese più colpito dal virus è il Brasile (il numero di casi stimati dalle prime evidenze di focolai va da 497.593 a 1 milione e 482.701), seguito dalla Colombia, dove il virus ha già infettato più di 3.100 donne incinte, sul totale di 25.645 persone che sono state contagiate. Sinora, secondo quanto riferito dal presidente Juan Manuel Santos, non ci sono casi di bambini nati affetti da microcefalia collegabili con la diffusione del virus. “La proiezione è che potremo arrivare ad avere 600mila casi”, così come potrebbero esserci “anche mille casi di Guillain-Barré”. Al 30 gennaio scorso, secondo i dati riportati dal ministro della Salute brasiliano ci sono stati 4.783 casi di microcefalia e/o malformazioni del sistema nervoso centrale, con 76 decessi. A cui vanno aggiunti 1708 casi di paralisi di Guillain-Barré (+19% rispetto all’anno prima). Il governo colombiano ha concesso alle donne in gravidanza che hanno contratto il virus il diritto di accedere all’aborto, ma i servizi per l’interruzione di gravidanza sono poco accessibili e gli aborti illegali continuano a essere molto diffusi. In molti altri paesi del Sudamerica, dove il virus si sta diffondendo rapidamente l’aborto è illegale o ha moltissime limitazioni. Pochi giorni fa, l’alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Zeid Raad al-Hussein, scatenando grandi polemiche, ha fatto un appello ai paesi coinvolti dal contagio per garantire alle donne il diritto all’interruzione di gravidanza: “Le leggi e le politiche che restringono il loro accesso a questi servizi devono essere riviste con urgenza, allineandosi agli obblighi internazionali sui diritti umani per garantire il diritto alla salute per tutti”.
Fino a pochi mesi fa lo Zika era localizzato nella fascia equatoriale di Africa e Asia, e le infezioni negli esseri umani erano molto rare. Per questo motivo questa nuova epidemia desta preoccupazione. Il timore principale è rappresentato dalla zanzara Aedes albopictus, detta anche zanzara tigre, molto diffusa negli Stati Uniti e in Europa, poiché alcuni studi hanno dimostrato che il virus potrebbe essere trasmesso anche attraverso questa zanzara. I problemi si potrebbero porre soprattutto con l’arrivo della primavera, con l’inizio della stagione di attività biologica delle zanzare. “È un vettore meno efficiente ma comunque può trasmettere l’infezione”, ha detto Emanuele Nicastri, infettivologo dell’Istituto Spallanzani di Roma parlando a Tg2000 della zanzara tigre. “Serve un’attenzione importante nell’ identificazione precoce dei casi e nell’utilizzo di misure di bonifica delle zone dove l’eventuale paziente ha soggiornato dopo il ritorno dai paesi epidemici”. “L’Italia come tutti i paesi del bacino del Mediterraneo – ha concluso – ha la possibilità di ospitare il virus Zika perché abbiamo un vettore e una popolazione suscettibile. Avremo qualche caso importato ma credo che i nostri sistemi di sorveglianza riusciranno a fare lo stesso lavoro di controllo dell’infezione così come per altre patologie simili al virus Zika che riconoscono nella zanzara tigre un possibile vettore”.
La zanzara Aedes Aegypti Wiki era diffusa in Europa, anche in Italia, fino agli anni ’70 del 900, e per 300 anni ha proliferato lungo le coste del Mediterraneo. Ha già quindi dimostrato di potersi adattare al nostro clima, per cui non è assolutamente escluso che possa tornare, magari trasportata dall’uomo in aerei o imbarcazioni. “Un certo numero di viaggiatori infettati con lo Zika è entrato in Europa ma il virus non si è propagato perché la zanzara è ancora inattiva. Con l’arrivo della primavera e dell’estate, il rischio che lo Zika si diffonda aumenta”, ha spiegato Zsuzsanna Jakab, il direttore regionale della sezione europea dell’Oms. I paesi europei devono “agire subito in modo coordinato” per eliminare i siti dove le zanzare si riproducono, informare la popolazione a rischio, a mettere in atto la sorveglianza sanitaria e incrementare la ricerca di vaccini e test diagnostici. Purtroppo, per l’Oms, “la vasta distribuzione geografica delle specie di zanzare in grado di trasmettere il virus, la mancanza nel mondo di immunizzazione così come l’assenza di un vaccino e di rapidi test diagnostici generano timori che il virus Zika possa diffondersi a livello globale”.
Col la dichiarazione di emergenza dell’Oms, è partita definitivamente la “corsa al vaccino”. Ma a differenza, ad esempio, dell’ebola, la grande emergenza dello scorso anno, studiatissima già da anni perché considerata una possibile minaccia bioterroristica, dello Zika si sa davvero poco, come testimoniano anche gli studi scientifici pubblicati: dal 2001 appena 108 per lo Zika, mentre quelli sull’Ebola sono oltre 4.000. L’Oms sta lavorando a procedure più veloci per eventuali test di vaccini e terapie contro il virus, sul modello di quella utilizzata per Ebola. Come ha sottolineato in una serie di tweet, “l’Oms sta lavorando per istituire un network di supporto regolatorio per una ‘fast track’ per l’approvazione di test clinici nei vari paesi”. “Ci sono almeno 12 gruppi che stanno lavorando su vaccini per Zika; tutti sono nelle prime fasi dello sviluppo e la disponibilità di prodotti approvati potrebbe arrivare in qualche anno”. Alcuni studi, aggiunge l’Oms, stanno verificando la possibilità di mettere a punto terapie profilattiche, simili a quelle per la malaria, e si sta valutando anche la possibilità di utilizzare zanzare Ogm per fermare la diffusione del virus. Gli sforzi messi in campo, fanno parte di una ‘road map’ per la risposta veloce a malattie per cui non ci sono contromisure decisa all’indomani della crisi di Ebola. La fast track in quel caso ha portato allo sviluppo rapido in particolare di un vaccino che ha mostrato il 100% di efficacia ed viene sul campo per bloccare gli ultimi focolai, ha concluso l’organizzazione. Anche l’Agenzia europea del farmaco ha annunciato di aver messo in piedi un gruppo di esperti del virus Zika per accelerare la ricerca e lo sviluppo di un vaccino per contrastare l’epidemia.
Per Anthony Fauci, direttore dell’Istituto Usa per le malattie infettive, il vaccino probabilmente “non sarà disponibile” su larga scala per alcuni anni, anche se i lavori per la messa a punto dell’immunizzazione sono in corso. Test di prima fase, ha aggiunto Fauci durante un briefing alla Casa Bianca, per determinare la sicurezza e la risposta immunologica di un ritrovato, potrebbero iniziare entro la fine dell’estate.
Anche l’Unicef ha lanciato un appello per raccogliere 9 milioni di dollari per programmi destinati a limitare la diffusione del virus Zika e mitigare il suo impatto sui neonati e le loro famiglie in tutta la regione dell’America Latina e Caraibi. E’ scesa in campo anche la Fao, proponendo una soluzione di lungo periodo alternativa all’uso intensivo di insetticidi, ovvero la ‘tecnica dell’insetto sterile’: si tratta di una forma di controllo dei parassiti “che utilizza radiazioni ionizzanti per sterilizzare gli insetti maschi, che vengono riprodotti in serie in strutture speciali di allevamento”.
In Italia intanto, il Ministero della Salute ha predisposto una scheda informativa sul virus, sulla base dell’avviso del Centro Europeo Controllo Malattie Infettive, e un poster da esporre in corrispondenza dei punti di ingresso internazionali (porti ed aeroporti aperti al traffico internazionale). Ha inoltre inviato lo scorso 27 gennaio agli Assessorati alla sanità, ai Ministeri e agli enti coinvolti, una circolare sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni. La nota dà una serie di raccomandazioni per chi si reca o proviene dai Paesi affetti, facendo il punto sulla situazione internazionale. Sottolinea che, “sebbene l’Oms, al momento, non raccomandi l’applicazione di restrizioni di viaggi e movimenti internazionali verso le aree interessate da trasmissione di virus Zika, sulla base di un principio di estrema precauzione, sia opportuno consigliare alle donne in gravidanza, e a quelle che stanno cercando una gravidanza, il differimento di viaggi non essenziali verso tali aree”. Lo stesso consiglio vale per i soggetti “affetti da malattie del sistema immunitario o con gravi patologie croniche”. Ancora, i donatori di sangue che abbiamo soggiornato nelle aree colpite, devono attenersi “al criterio di sospensione temporanea della donazione per 28 giorni dal ritorno da tali aree”, e, più in generale, tutti i viaggiatori devono “adottare tutte le misure di protezione individuale per prevenire le punture di zanzara”.
Attenzione, dunque, ma senza troppi allarmismi, almeno per quanto riguarda l’Europa. L’allerta non significa che è già in corso una pandemia. In Italia, secondo il ministro Lorenzin, “c’è massima vigilanza ma non c’è motivo di preoccupazione”. Intanto, per migliorare l’accesso tempestivo ai dati nel contesto di un’emergenza di sanità pubblica, l’Oms ha dato intanto il via libera alla pubblicazione di articoli sul virus Zika anche prima della pubblicazione ufficiale, con lo scopo di condividere i dati per rendere la ricerca più integrata a livello globale.