24 marzo 2017: Giornata Mondiale della Tubercolosi

Oggi in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Tubercolosi.

La Giornata mondiale della tubercolosi (World Tb Day), promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’organizzazione Stop TB Partnership, viene celebrata tutti gli anni il 24 marzo, per ricordare quando, il 24 marzo 1882, Robert Koch annunciò alla comunità scientifica la scoperta dell’agente eziologico di questa malattia. Alla fine del 1800 e nei primi decenni del 1900 la TB era la principale causa di morte in Europa e negli Stati Uniti d’America. La scoperta di Koch ha aperto la strada verso la diagnosi e la cura della tubercolosi. Tuttavia, nonostante i numerosi progressi raggiunti, molto deve ancora essere fatto per poterla sconfiggere del tutto. Il 2017 è il secondo anno della campagna biennale “Unite to end TB” promossa dall’Oms; quest’anno si pone un forte accento sugli sforzi che tutti devono fare per “non lasciare nessuno  indietro”. L’Oms ha presentato una “Guida etica” per stimolare i paesi in cui serve una strategia per combattere la tubercolosi e tutelare i diritti dei malati.
La guida si occupa di temi importanti, come l’isolamento dei pazienti contagiosi, i diritti dei malati di tubercolosi in carcere, le politiche discriminatorie contro i migranti malati. Propone cinque obblighi etici fondamentali per governi, operatori sanitari, fornitori di cure, organizzazioni non governative, ricercatori:
– dare ai pazienti il supporto sociale di cui necessitano per soddisfare i loro bisogni;
– non isolare i malati di tubercolosi prima di avere messo in campo tutte le opzioni di trattamento e, comunque,  solo in condizioni molto particolari;
– fare sì che le popolazioni più isolate e a rischio possano accedere agli stessi standard di cura di cui usufruiscono gli altri cittadini;
– garantire che tutti gli operatori sanitari possano operare in un ambiente sicuro;
– condividere le tappe e i risultati dalla ricerca e l’informazione a livello nazionale e globale sulle politiche anti-TB.
Tutela dei diritti umani, etica ed equità sono i principi su cui si fonda la strategia “TB End” dell’Oms. Principi che però non sono certo facili da applicare.
La Tbc rappresenta ancora oggi un grave problema di sanità pubblica a livello mondiale, nel mondo colpisce 9 milioni di persone, tanto da essere stata dichiarata emergenza globale nel 1993 dall’Oms per l’enorme carico sanitario, economico e sociale che la accompagna. È infatti molte volte ancora trattata con strumenti diagnostici e farmaci di vecchia concezione, mentre una diagnosi precoce e l’uso di trattamenti adeguati e innovativi potrebbe incidere significativamente sulla riduzione della malattia. Il nostro Paese è definito dall’Oms “a bassa endemia” (infatti i casi sono meno di 10 ogni 100.000 abitanti), e la maggior parte delle morti si verifica nei soggetti appartenenti alle categorie più deboli o che più difficilmente possono accedere ai servizi socio-sanitari. Nell’ultimo decennio sono stati notificati annualmente, in media, circa 4300 di Tbc.
 

Casi di Tbc in Italia 1955-2015 (fonte: Ministero della Salute)
 
Secondo il Rapporto Oms 2016 sulla tubercolosi, “L’epidemia della Tbc è più ampia di quanto finora si credeva”. Nel 2015 si stimano 10,4 milioni di nuovi casi. Sei Paesi hanno il 60% di tutti i casi di Tbc in un anno: India, Indonesia, Cina, Nigeria, Pakistan e Sud Africa. E quest’ultimo ha il record di coinfezioni Tbc-Hiv. I morti nel 2015 sono stati 1,8 milioni, 400 mila dei quali avevano l’Hiv. La povertà, la malnutrizione, cattive condizioni igienico-sanitarie, aggravati da altri fattori di rischio come l’HIV, il tabacco, l’uso di alcol e diabete, aumentano il rischio di TBC e rendono più difficile l’accesso alle cure. In più di un terzo (4,3 milioni) di persone con tubercolosi, la malattia non è nemmeno diagnosticata o dichiarata.
Gli ultimi dati sono quelli del rapporto annuale congiunto del Centro Europeo di Controllo delle Malattie (Ecdc) e Oms europeo, resi noti proprio in vista della giornata mondiale. Nel 2015, i nuovi casi sono stati 60195, di cui il 30% in cittadini di origine straniera. In Italia per lo stesso anno sono stati notificati 3769 casi, con un tasso che negli ultimi dieci anni è calato da poco meno di 8 a 6,2 casi ogni 100mila abitanti. Nel nostro paese sono di più i casi segnalati in persone di origine straniera, circa 2mila.
Insomma, le parole “end TB” sembrano davvero ancora lontane.

L’obiettivo di questa giornata è sensibilizzare la popolazione, le associazioni, gli operatori sanitari e i decisori politici, sull’impatto di salute della tubercolosi e sulle misure per la prevenzione e controllo della malattia.
La tubercolosi è una malattia contagiosa che si trasmette per via aerea con un batterio, il Mycobacterium tuberculosis. Il contagio può avvenire per trasmissione da un individuo malato, tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Per trasmettere l’infezione sono sufficienti pochissimi bacilli anche se non necessariamente tutte le persone contagiate dai batteri della Tb si ammalano subito. Il sistema immunitario può infatti far fronte all’infezione e il batterio può rimanere quiescente per anni, pronto a sviluppare la malattia al primo abbassamento delle difese. Si calcola che solo il 10-15% delle persone infettate dal batterio sviluppa la malattia nel corso della sua vita. Un individuo malato, però, se non è sottoposto a cure adeguate può infettare, nell’arco di un anno, una media di 10-15 persone (fonte Epicentro). I sintomi sono tosse, perdita di peso, dolore toracico, febbre e sudorazioni. La tosse può essere accompagnata nel tempo da presenza di sangue nell’espettorato. Spesso coesiste con l’Hiv: è infatti la principale causa di morte nelle persone sieropositive.
È una malattia fortemente associata alle condizioni in cui vivono le persone. L’abbassamento delle difese immunitarie, infatti, può dipendere dal fatto di vivere in condizioni igieniche precarie e di soffrire di uno stato di malnutrizione e cattive condizioni generali di salute. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, per esempio, le decine di milioni di rifugiati che vivono in condizioni molto precarie in diversi Paesi del mondo, colpiti da guerre o di catastrofi naturali, sono a rischio molto alto di sviluppare la malattia. È assolutamente prioritario quindi tenere sotto controllo la Tb nei campi profughi e rifugiati, soprattutto in zone dove l’incidenza della malattia è già molto alta come in Africa.
Fino a cinquant’anni fa non c’erano farmaci per curare la Tubercolosi, ma negli ultimi decenni si sono diffuse cure antibiotiche. La diffusione di trattamenti incompleti o non correttamente somministrati ha portato però all’insorgenza di ceppi resistenti agli antibiotici. La resistenza può essere causata da un’inconsistente o parziale terapia, come per esempio quando i pazienti non prendono tutte le medicine regolarmente perché iniziano a sentirsi meglio, perché i dottori e gli operatori sanitari prescrivono una terapia inadeguata o perché le medicine offerte non sono sempre affidabili.
Per cercare di ridurre significativamente l’incidenza di questa malattia nel mondo, nel 2000 è stata creata l’alleanza globale Stop Tb, un network di oltre 400 organizzazioni internazionali, Paesi e associazioni pubbliche e private coordinate dall’Oms, che ha lanciato un primo piano globale per fermare la Tb (2001-2005) e, a inizio 2006, un secondo piano globale (2006-2015).
In Italia in prima linea c’è la Stop TB Italia Onlus.
 

Mariachiara Manopulo
Mariachiara Manopulo
Bolognese di nascita e quasi romana d’adozione, mi sono laureata in Scienze della comunicazione pubblica, sociale e politica, e specializzata prima con un Master in diritto parlamentare e valutazione delle politiche pubbliche e poi con un Master in Digital PR e Media Relations. Ho avuto diverse esperienze nel settore della comunicazione; dopo più di tre anni passati nell'ufficio stampa di un gruppo parlamentare alla Camera dei deputati, ora lavoro nell'ufficio Comunicazione e Marketing di Health Italia.

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