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In Italia ci si cura in base al reddito familiare. Chi è più povero è a rischio
I costi della medicina sono sempre più elevati e per sottoporsi ad alcune analisi più mirate è necessario mettere mano al portafogli. Chi è più povero è a rischio.
Dimmi che reddito hai e ti dirò quanto vivrai. Pur essendo una verità scomoda e non accettata da tutti questa frase, chiaramente sarcastica, evidenzia la grave situazione dei costi della sanità in Italia, paese in cui solo chi può permetterselo ha la possibilità di accedere a ogni tipo di cura, lasciando in corsia tutti coloro che invece non possiedono un reddito sufficiente a prendersi cura di sé. “In Italia chi è più povero di capacità e risorse è più esposto a fattori di rischio per la salute, si ammala più spesso, in modo più grave e muore prima. Negli anni 2010 un uomo con la laurea può contare di vivere 5,2 anni in più di chi ha conseguito al più la licenza elementare. Per le donne il vantaggio nell’aspettativa di vita alla nascita si dimezza a 2,7 anni”. Si tratta di alcune dichiarazioni fatte da Giuseppe Costa, epidemiologo di fama internazionale, professore di igiene all’università di Torino, e inserite all’interno di in un rapporto dal titolo ‘Cosa sappiamo della salute disuguale in Italia?’, in occasione del Festival dell’economia di Trento che si è tenuto dal 1° al 4 giugno sul tema ‘La salute disuguale’.
La verità è che i costi della medicina sono sempre più elevati e per sottoporsi ad alcune analisi più mirate è necessario mettere mano al portafogli sacrificando i propri risparmi e gli italiani malgrado la lenta ripresa economica dimostrano di non essere propensi a investire nelle cure mediche. Come veniva giustamente precisato in uno studio del Banco Farmaceutico del 2015 non è che i poveri si ammalano di più, anzi, semplicemente essi si curano quattro volte di meno rispetto al normale. In Italia, nota il Banco Farmaceutico, la spesa sanitaria annua pro capite è pari a 574 Euro, ma quella dei poveri è equivalente a 69 Euro (in diminuzione dell’8%). Questo vuol dire che se nelle famiglie con reddito medio si destina il 3,8% del budget domestico per curarsi, in quelle povere si scende sotto l’1,8%. All’interno di questa spesa, 52 Euro annui pro capite sono dedicati interamente all’acquisto di farmaci. Se ogni individuo povero spende 52 Euro in medicinali (-2,1% rispetto all’anno precedente), in media gli italiani ne spendono 206,20 (+2,7). Il 3,9% degli italiani ha rinunciato ad acquistare farmaci necessari a causa di motivazioni economiche.
Se tuttavia da una parte c’è la banchina di coloro che restano perennemente in corsia, dall’altra, banconota alla mano, in molti – coloro che possono permetterselo ndr – pagando di più saltano la fila per sottoporsi a una visita fatta dallo specialista di fiducia in strutture private. Questi dati sono presenti nell’ultimo rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica 2017. Se negli ultimi anni – è scritto nel rapporto della Corte dei Conti – l’aspettativa di vita alla nascita in Italia è continuata ad aumentare (1,6 anni tra il 2005 e il 2016), così come la speranza di vita a 65 anni (anch’essa aumentata da 19,3 a 20,3 anni nello stesso periodo), l’aspettativa di vita in buona salute (ovvero libera da gravi malattie e disabilità) oltre i 65 anni rimane, invece, un anno inferiore alla media europea (9,7 anni nel 2015). L’effetto combinato di tali dinamiche è l’aumento del numero di anni vissuti non in buona salute. Anche in questo caso, colpisce il divario tra le aree del Paese: le differenze di speranza di vita senza limitazioni a 65 anni sono di ben 4 anni tra il Nord e il Sud.
Le regioni più ricche da questo punto di vista sono situate al Nord Italia e presentando una alta spesa sanitaria procapite si classificano sul podio: si tratta di Valle d’Aosta con 799 Euro a persona, la Lombardia, al secondo posto con 782 Euro, e per il bronzo il Trentino con 764 Euro. Al quarto posto la Corte dei Conti inserisce l’Emilia Romagna, dove la spesa procapite arriva a 697 Euro, e quella regionale a 3,1 miliardi. Poi troviamo il Veneto, il Piemonte. Solo a partire dal settimo posto spuntano le regioni del Centro Italia con la Toscana e il Lazio, subito rincorse dal Nord con la Liguria e il Friuli Venezia Giulia. Inutile dire che alle regioni del Sud sono riservati gli ultimi posti della classifica e che quindi la popolazione del Mezzogiorno d’Italia spesso è costretta a migrare a Settentrione per avere pari diritti di cura dei fratelli più ricchi.