Questo sito Web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
Come promuovere i cibi sani? Dando ai piatti nomi appetitosi!
Mangiare cibi sani con etichette che sottolineano l’assenza di grassi e zuccheri, o l’alto contenuto di vitamine non ci sfama abbastanza. O almeno così ci sembra. La soluzione? Dare ai piatti nomi gustosi.
I cibi sani, quelli senza zuccheri, grassi, con tante vitamine, hanno un grosso difetto: non saziano, o almeno così sembra ai consumatori. “L’allarme obesità ha fatto sì che le mense – soprattutto quelle scolastiche e universitarie – e i ristoranti oggi tendano a sottolineare le virtù nutrizionali dei cibi più sani. Ma il linguaggio con cui ciò viene fatto, in realtà, è involontariamente disincentivante”, ha detto Bradley Turnwald, ricercatore in psicologia della Stanford University.
“Studi di Alia Crum, docente qui a Stanford, mostrano che dopo aver mangiato un cibo etichettato come ‘sano’ siamo meno sazi: il nostro livello dell’ormone dell’appetito, la grelina, è più alto rispetto a quando mangiamo lo stesso cibo, ma dotato di un’etichetta che dà l’idea di un cibo goloso”.
Il nostro corpo quindi si fa influenzare – moltissimo – dalla mente. “Ed esistono altri studi che evidenziano come chi ha appena mangiato un cibo etichettato come ‘sano’ riporta un’esperienza meno gradevole di quella che dichiara dopo aver mangiato lo stesso cibo senza etichette”.
Per questo, un team dello Stanford Mind & Body Lab ha cercato di capire cosa succede presentando ad un campione di studenti cibi salutari – carote, zucchine, fagiolini, mais, barbabietole e patate – etichettandoli con nomi neutri (mais, zucchine), salutisti (mais a basso tasso di sodio, zucchine scelta leggera) o appetitosi (mais arrostito ricco e burroso, tocchi di zucchine caramellate cotte a fuoco lento).
I risultati sono stati pubblicati su Jama Internal Medicine. I cibi etichettati come “appetitosi” hanno riscosso più successo: il 25% in più di quelli neutri e il 33% in più di quelli salutisti, su un totale di 28.000 pasti, a parità di cibi. “Questo studio nasce da una constatazione: i cibi che fanno più male alla salute sono quasi sempre descritti con grande dispendio di termini accattivanti”, ha spiegato Turnwald. “Così ci siamo chiesti: e se anche per descrivere le verdure lavorassimo un po’ di fantasia?”. L’obesità, dopotutto, è un problema grave e ostico da affrontare, che può soltanto trarre giovamento da modi innovativi – anche di tipo psicolinguistico, se necessario – per combatterla.
Lo studio certamente può essere utile per dare spunti per indirizzare i consumatori verso abitudini alimentari più sane.