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A Hebron in Cisgiordania continua l’emergenza sanitaria
Dalla Cisgiordania continuano ad arrivare notizie allarmanti per la popolazione e per lo stato di salute, fisica e mentale, dei più piccoli e non meno di soggetti vulnerabili come persone con disabilità, donne incinte, anziani. Solo poche settimane fa una neonata è morta in un campo profughi vicino a Khan Younis per ipotermia. A raccontarlo è stato il padre che pur avendo tentato di tenere al caldo il corpicino avvolgendolo in una coperta, ha dovuto seppellire la propria bambina tra le lacrime e il dolore di una guerra che non si placa.
Guarda ai minori la recente iniziativa congiunta di Fondazione Soleterre e Unobravo, che hanno dato vita a un centro per la cura del trauma psicologico infantile in Palestina, a pochi chilometri da Betlemme. Si tratta del primo Soleterre Children Center nato in un contesto di guerra e di estrema fragilità del sistema sanitario.
Nonostante le tante iniziative di tutela per i civili, la situazione resta comunque drammatica. A denunciarlo in queste stesse ore è Medici Senza Frontiere che con una nota diramata alla stampa lancia un appello: ‘A Hebron, nell’area H2, l’accesso all’assistenza sanitaria è seriamente compromesso e la salute mentale e fisica della popolazione è a rischio’. L’area H2 è uno dei luoghi più inaccessibili della Cisgiordania a causa dell’occupazione israeliana. Qui sono state sospese le attività per diversi mesi e oggi i servizi sanitari sono spesso interrotti. “Anche se ora possiamo fornire cure nella clinica di Msf a Jaber – informa Chloe Janssen, coordinatrice del progetto Msf – l’accesso rimane difficile perché il nostro personale può essere perquisito e trattenuto diverso tempo ai posti di blocco prima di entrare nell’area H2. L’accesso alle cure mediche non dovrebbe mai essere arbitrariamente negato, impedito o bloccato”.
Dopo l’inizio delle prime operazioni militari di Israele contro la popolazione di Gaza, le restrizioni delle forze israeliane in Cisgiordania sono aumentate drasticamente, anche a Hebron. Nel dicembre 2023 le autorità israeliane hanno costretto le équipe di Medici senza frontiere a rimandare tutte le attività per oltre cinque mesi nel quartiere di Jaber, all’interno dell’area H2, e i team di Msf hanno avviato nuove attività con una clinica mobile nelle aree circostanti fuori dal checkpoint e a Tel Rumeida, dove l’accesso è consentito a chi può uscire dall’area H2 ma poche persone sono riuscite ad accedervi.
Ad oggi, anche se le attività a Jaber sono riprese, i professionisti medici e sanitari di Msf sono spesso costretti ad interrompere i servizi delle cliniche mobili, a cui viene impedito di entrare nell’area o di circolare durante le festività israeliane. Generalmente le cliniche mobili di Msf sono attive nell’area H2 due volte a settimana, curando tra i 60 e i 70 pazienti e offrendo loro cure mediche e supporto alla salute mentale, ma da settembre a novembre 2024 Msf è stata costretta a cancellare le attività 7 volte su 26. Interruzioni all’assistenza che hanno profonde ripercussioni sulla popolazione, a cui è impedito l’accesso ai servizi sanitari essenziali.