Come riporta il portale online del Collegio del Garante nazionale delle persone private della libertà personale, le persone detenute che nel primo semestre del 2024 in Italia si sono suicidate in carcere sono 47. Ampliando lo sguardo, ma limitandoci al territorio nazionale, ogni anno si registrano circa 4000 morti per suicidio in una fascia anagrafica che interessa la popolazione dai 15 anni in poi.
Saranno questi i numeri su cui ci si soffermerà nel corso del XXII Convegno internazionale di suicidologia e salute pubblica sul tema “Cambia la narrativa” che il 18 e il 19 settembre sarà ospitato a Roma, presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università La Sapienza. L’evento rientra nell’ambito delle attività di sensibilizzazione previste per la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, che ricorre il 10 settembre. Riconosciuta a livello internazionale dal 2003, questa particolare giornata ha lo scopo di portare all’attenzione della popolazione mondiale questo complesso tema di sanità pubblica e promuovere strategie di prevenzione del fenomeno.
Ad introdurre i lavori sarà la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni. A cui seguirà Maurizio Pompili, professore ordinario di psichiatria presso la Sapienza e direttore dell’Uoc di psichiatria presso l’Azienda ospedaliero/universitaria Sant’Andrea di Roma, nonché coordinatore scientifico dell’evento, che aprirà e chiuderà l’iniziativa. Interverranno fra gli altri la presidente della Società italiana di psichiatria, Liliana Dell’Osso (Pisa), e gli psichiatri Dorian A. Lamis (Atlanta), Kelly Posner Gerstenhaber (New York), Xenia Gonda (Budapest), Mario Maj (Napoli), Kay Redfield Jamison (Baltimore), Andrea Fagiolini (Siena), Alberto Siracusano (Roma), Roger S. McIntyre (Toronto), Stefano Ferracuti (Roma). Per il triennio 2024-2026 la ricorrenza sarà dedicata al tema “Cambiare la narrazione sul suicidio” per abbattere il silenzio e lo stigma e creare un ambiente accogliente per le persone a rischio.
Ed è proprio in un contesto analogo a quello del 18 e 19 settembre prossimi che, lo scorso aprile a Bormio, la Società Italiana Psichiatri (SIP) ha denunciato un rilevante incremento dei disturbi mentali tra i giovanissimi, acuito ulteriormente nel post-Covid. Si tratta di “condizioni” che insorgono nel 34.6% dei casi sotto i 14 anni e nel 48.4% dei casi prima della maggiore età. Questi se non trattati o sottovalutati dagli adulti possono portare i giovani a sviluppare conseguenze gravissime, come forme di dipendenza o anche il suicidio, che è considerata la seconda causa di decesso tra i 10 e i 24 anni e la nona causa di morte per i bambini tra i 5 e gli 11 anni.