I presidenti delle Regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno firmato un accordo con il Governo che prevede, tra le altre cose, maggiore autonomia in ambito sanitario.
Il 28 febbraio, il Governo, rappresentato dal sottosegretario per gli Affari regionali e le autonomie, e i presidenti delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno firmato l’accordo preliminare in merito all’Intesa prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Dopo la risoluzione del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna del 3 ottobre e il referendum consultivo per l’autonomia del 22 ottobre, in Veneto e Lombardia è iniziato il negoziato con il governo.
Resta da vedere come sarà composta e cosa farà la commissione. Ed è il primo nodo da sciogliere.
Pur partendo da posizioni diverse circa le procedure da seguire, per l’approvazione dell’Intesa è stato condiviso il procedimento utilizzato per quelle tra lo stato e le confessioni religiose, che prevede la ratifica del parlamento a maggioranza qualificata, senza possibilità di emendare il testo. Nella fase iniziale, il negoziato è stato circoscritto a un primo gruppo di materie. Dunque, è su quest’ultimo punto e sulla procedura di approvazione che si è realizzata la vera convergenza tra le regioni, più che sui contenuti delle tre intese.
L’accordo, oltre a riguardare le politiche del lavoro, l’istruzione, la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, i rapporti internazionali e con l’Unione europea, si concentra molto sul settore sanitario.
In particolare, alla salute viene attribuita una maggiore autonomia per:
- I fondi sanitari integrativi;
- la rimozione dei vincoli di spesa statali;
- l’accesso alle scuole di specializzazione;
- la governance del servizio sanitario.
Le regioni inoltre potranno stipulare contratti di specializzazione-lavoro per i medici; programmare interventi sul patrimonio edilizio e tecnologico; sottoporre all’Agenzia del farmaco valutazioni su diversi farmaci.
Le differenze principali riguardano l’autonomia del sistema tariffario e la distribuzione dei farmaci su particolari tipologie di pazienti per l’Emilia Romagna ed il Veneto, e la formazione dei medici di medicina generale per la Lombardia.
In attesa del lavoro della commissione paritetica e del completamento dell’Intesa, il secondo nodo da sciogliere sarà il coordinamento della finanza pubblica. I contenuti dell’accordo sono positivi e probabilmente superiori alle aspettative, peraltro in partenza molto diverse tra le regioni.
Tuttavia, l’uniformità ha prevalso per le politiche del lavoro, l’istruzione e i rapporti internazionali, mentre per sanità e tutela dell’ambiente gli accordi sono a geometria variabile.
Spetterà alle regioni non sostituire il centralismo statale con quello regionale.