Il suo nome ricorda quello di una comune piattaforma ma in realtà si tratta di tutt’altro. Arriva dal Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar lo studio clinico “Ticktoc” elaborato con lo scopo di creare una mappatura epidemiologica del territorio veronese relativa alla tipologia delle zecche presenti e dei microrganismi di cui esse sono portatrici. Come si apprende dalla nota stampa diramata dal nosocomio stesso, per la realizzazione della ricerca – che si basa su un campione statistico di circa 400 pazienti morsi da zecca – è stata importante la partecipazione attiva della cittadinanza. A questo proposito, i pazienti punti da zecche sono stati esortati a consegnare il campione rimosso all’IRCCS di Negrar per l’identificazione.
Le zecche sono artropodi appartenenti all’ordine degli Ixodidi compreso nella classe degli Aracnidi, la stessa di ragni, acari e scorpioni. Nello specifico, sono parassiti esterni, delle dimensioni che variano da qualche millimetro a circa 1 centimetro secondo la specie e lo stadio di sviluppo. Il corpo tondeggiante e il capo non distinguibile dal corpo, è munito di un apparato boccale (rostro) in grado di penetrare la cute e succhiare il sangue degli ospiti.
Da alcuni anni la diffusione di questo tipo di antropoide è in progressivo aumento. Il pronto soccorso dell’IRCCS di Negrar nel primo semestre del 2024 ha registrato 101 accessi per morso di zecca, contro i 73 dello stesso periodo dello scorso anno, nonostante un clima primaverile che di certo non ha invitato alle passeggiate nei boschi. “Gli inverni miti – commenta l’infettivologo Andrea Tedesco, referente dello studio – sono la prima causa dell’incremento del numero di zecche, favorendone la sopravvivenza in una stagione in cui normalmente terminano il loro ciclo vitale per il freddo. Ma accanto a questo fenomeno quantitativo abbiamo registrato da un lato l’ingresso nel nostro territorio di nuove specie di zecche, più frequenti nel centro Italia, come per esempio la Dermacentor. E dall’altro, il riscontro di patogeni, pericolosi per l’uomo, in passato non presenti nelle nostre zone”.
Come illustra il dottor Tedesco e come si evince da quanto spiegato dall’Istituto Superiore di Sanità, l’attività delle zecche è fortemente relazionata alle temperature stagionali e al grado di umidità e, sebbene ci siano alcune eccezioni, in generale la loro attività si concentra nei mesi caldi, o comunque, con temperature elevate, tutt’altro che rigide. Infatti, durante la stagione invernale tendono a proteggersi dal freddo rifugiandosi sotto le pietre o interrandosi in profondità. Le zecche molli possono svernare nelle fessure delle rocce o nelle crepe dei muri di pollai e ricoveri per animali. A seguito dell’aumento delle temperature le zecche tornano ad essere attive e lo rimangono fino all’autunno successivo. Tuttavia i cambiamenti climatici in atto possono far variare il periodo di attività di questi antropoidi secondo le situazioni locali.
Cosa possono provocare i morsi di zecche? Il virus TBE (Tick Borne Encephalitis) alla base della meningoencefalite, e la Borrelia burgdorferi, che causa la nota malattia di Lyme o Borreliosi. A differenza del Trentino Alto Adige, della zona di Belluno e del Friuli Venezia Giulia, le montagne venete (Lessinia e Baldo) sono a bassa endemia di questi patogeni, eppure sempre più spesso si diagnosticano infezioni da TBE o malattia di Lyme. Non solo: il 34% delle 40 zecche finora analizzate nell’ambito dello studio Ticktoc è risultato positivo a microrganismi. E tra i batteri rilevati al primo posto ci sono le rickettsie seguite dall’Ehrlichia, le prime sono causa di malattie diffuse in particolare nell’area mediterranea dell’Italia, mentre la seconda non è stata ancora ben descritta in Italia.