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Alluminio negli spaghetti. Quali sono i danni che provoca al corpo?
Quali possono essere i sintomi in caso di intossicazione da alluminio?
Amanti degli spaghetti sugli attenti, un nuovo rischio arriva nei vostri piatti. Si tratta di una vera e propria allerta alimentare per eccesso di alluminio in questa pasta proveniente dall’Italia e distribuita su tutto il territorio irlandese. Il RASFF, ossia il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi, ha diramato un avviso di sicurezza per alto contenuto di alluminio negli spaghetti prodotti in Italia e commercializzati in Irlanda. Essendo un elemento ubiquitario, l’alluminio è presente nel suolo e nelle acque di tutta la Terra.
Questo sta a significare che buona parte dei cibi lo contiene e che anche il corpo umano, ingerendo alimenti di diversa natura e provenienza, lo assimila in minima parte e ogni giorno. C’è da dire, tuttavia, che piccole quantità di alluminio non provocano conseguenze o lesioni, ma come avviene con l’alcol, il fumo, e altre sostanze che si assimilano quotidianamente, questo metallo potrebbe accumularsi nei tessuti. Ecco perché la sua presenza eccessiva nella dieta va considerata potenzialmente nociva per la salute. L’alluminio è un elemento fondamentale per certi additivi alimentari, contenuti soprattutto nel lievito chimico, nei formaggi fusi. La sicurezza di questi ingredienti è tutt’ora oggetto di discussione. Nello specifico, esistono in natura 7 sali di alluminio approvati come additivi alimentari. I sali più comunemente usati sono i fosfati di sodio e alluminio. Essi si aggiungono a torte, minestre, pasta surgelata, pancake mix, farine autolievitanti, formaggio fuso, cibi a base di formaggio. Una singola fetta di formaggio fuso confezionata singolarmente può contenere fino a 50 mg di alluminio. Si ritiene che il cheeseburger possa avere uno dei contenuti più alti di alluminio rispetto a qualsiasi alimento. I prodotti da forno hanno circa 5-15 mg per porzione. Le sigle con cui può comparire sono: E173; E520; E521; E522; E523; E541; E545.
Nel settembre 2005, un gruppo di ricerca noto come “Department of the Planet Earth” ha presentato una richiesta di esclusione degli additivi contenenti alluminio dalla lista dei GRAS (Generally Recognized As Safe, ovvero generalmente riconosciuti come sicuri). A dimostrazione dei contenuti elencati nella richiesta, vennero riportati alcuni studi che tentavano di dimostrare una correlazione tra l’alluminio e la malattia di Alzheimer. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si ripete il solito schema poco responsabile del Ministero della Salute italiano che non ha ancora indicato sul sistema di pubblicazione on line del dicastero dedicato ai richiami di prodotti alimentari da parte degli operatori, la marca del prodotto, né vengono fornite foto ai consumatori, mentre le catene di supermercati implicate nella vicenda non hanno diramato comunicati nei propri siti. Tutto lascerebbe quindi supporre che il pericolo non sia grave, ma diffondere la notizia è una questione di rispetto nei confronti dei cittadini. In altri Paesi europei le notizie delle allerta vengono divulgate in rete da parte delle stesse aziende o da parte delle autorità sanitarie che le raccolgono e le diffondono. È un silenzio assordante che i responsabili del Ministero giustificano con argomenti improbabili, visto che molti Paesi che aderiscono come l’Italia al Sistema rapido di allerta (Rasff) ogni settimana diffondono i nomi, le marche e le foto dei prodotti oggetto di richiamo e di allerta.
Diversi sono i sintomi di intossicazione di alluminio. I principali sono: ulcera della bocca, spasmi dell’esofago (difficoltà a deglutire), ulcera gastrica e duodenale, SIBO (alterazione della flora batterica dell’intestino tenue), appendicite, diarrea cronica (danno all’intestino crasso), tossiemia intestinale (reumatismi, stanchezza, anemia), prurito anale, perdita della vista, calcoli renali. Si può avere solo uno di questi sintomi oppure una combinazione di essi.