Il ‘Paese ritrovato’, un’area di oltre 14 mila metri quadri che ospiterà 64 malati di Alzheimer, nasce per restituire alla persona ciò che la malattia le ha negato: una vita sociale e la possibilità di continuare a sentirsi utile.
Un villaggio interamente dedicato ai malati di Alzheimer costato 9,5 milioni di euro e reso possibile grazie a donazioni delle famiglie più importanti del territorio. Sembra una realtà squisitamente americana, in realtà è più vicina a noi di quanto possa sembrare. Si tratta del cosiddetto “Paese ritrovato” ubicato a due passi dalla Reggia di Monza finito sulla prima pagina di “Avvenire” e che ha fatto il giro della Rete perché rappresenta, seppur in maniera ufficiosa, un ulteriore passo in avanti per il sistema sanitario italiano. Ad oggi in Italia si contano circa 600 mila malati di Alzheimer, pari al 4% della popolazione over 65. E stimando che nel 2050 gli ultra 65enni costituiranno il 34% della popolazione, le previsioni per i prossimi anni fanno pensare un aumento dei casi che renderà l’Italia uno tra i Paesi più colpiti dalla patologia. I pazienti spesso devono affrontare problemi per tutte le fasi del percorso, dalla prevenzione alla diagnosi fino alla gestione, ed è per questo che un villaggio costruito appositamente per loro risulta essere un’ottima soluzione per niente paragonabile a un “ghetto” o a una “clinica allargata”.
Visitandolo si percepisce la bellezza del luogo costruito nel 2016 e composto dai siti tipici di un paese tradizionale: ci sono una chiesa, una piazza, un minimarket, stradine e negozi, un cine-teatro, panchine e orti. Il ‘Paese ritrovato’, un’area di oltre 14 mila metri quadri che ospiterà 64 pazienti, nasce per restituire alla persona ciò che la malattia le ha negato: una vita sociale, la possibilità di continuare a sentirsi utile e dare un senso al suo risveglio ogni mattina. “A rendere ingestibili i malati di demenza in una certa fase della patologia è l’alto stato di stress, a causa del quale diventano aggressivi, ed è allora che la famiglia non regge più”, ha spiegato ad Avvenire Roberto Mauri, direttore della Cooperativa La Meridiana, che da circa 40 anni lavora per fornire i servizi all’anziano. “Per questo motivo, persone che con una serie di accorgimenti potrebbero avere una vita del tutto soddisfacente vengono invece relegate nei nuclei Alzheimer delle Rsa, tra malati molto più gravi. Basterebbe invece abbassare il livello di stress del paziente per permettergli anni di vita accettabilissima per lui e per i suoi cari, nonché meno costosa per il sistema sanitario. Tanti gli studi nel mondo per capire come agire sullo stress, e tra le innovazioni più efficaci abbiamo scelto l’esperienza olandese di ‘paese protetto’, unico esempio al mondo”.
fonte: sito cooperativa La Meridiana
Ciascun appartamento conta 420 metri quadri e si articola in otto camere private, un’ampia area pranzo comune e tre grandi zone giorno distinte: tutti ambienti che facilitano l’incontro e la condivisione giornaliera tra gli stessi pazienti che spesso, in altri contesti, si ritrovano in solitudine a dovere fare i conti con una patologia che toglie il fiato e l’indipendenza. Considerevole la tecnologia presente. Se il paziente si alza, sotto il letto si accendono le luci di cortesia e una sorta di percorso luminoso lo guida in modo soft: un faretto illumina esclusivamente la porta del bagno e, una volta lì, un altro faretto illumina solo i servizi. Oltre a essere un villaggio per malati di Alzheimer, il paese ritrovato è anche una culla tecnologica: ci sono infatti rilevatori che seguono gli spostamenti di ogni paziente nel villaggio e li comunicano allo smartphone del coordinatore, la palestra con paesaggi virtuali che stimolano il movimento, le luci e gli odori che cambiano di intensità nelle ore del giorno. “Nei negozi in realtà non si compra nulla – specifica il direttore –, sono anch’essi laboratori e fanno terapia”.
Anche i due parrucchieri sono operatori socio sanitari, “esperti sia in taglio e piega, che nel rilassare per mezz’ora sotto il casco clienti tanto speciali”. Anche la televisione ha un ruolo terapeutico, con una speciale telecamera che riconosce lo stato emotivo dello spettatore e, a seconda che debba essere stimolato o invece tranquillizzato, manda in onda contenuti precedentemente inseriti nel software dai familiari, ad esempio le foto dei nipotini o il suo concerto preferito. Tutte innovazioni guardate con interesse dal mondo della scienza, per il quale il “Paese ritrovato” è anche un importante luogo di sperimentazione. “Con noi hanno collaborato il Cnr, il Politecnico e tanti specialisti. Entreremo a regime in maggio, quando assumeremo 55 operatori e dalla lista d’attesa sceglieremo le 64 persone più adatte, che abbiano cioè ancora una capacità residuale di cognizione”.