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Arriva il caldo e non mancano le zanzare, ecco cosa fare
Un’estate libera dalle zanzare (o quasi). Si può dire che quest’anno la bella stagione non ha tardato e se le temperature si sono riscaldate già dai primi giorni di maggio, il picco del caldo deve ancora arrivare. A moltissimi queste temperature in continua impennata hanno ricordato le torride estati del 2003 e del 2009. A partire dalla metà del mese infatti abbiamo assistito alla rimonta di un potente anticiclone di origine subtropicale africana prima sulla Spagna e poi sulla Francia, che ha scaldato l’aria con temperature che hanno raggiunto punte fino a 38°/39° nel sud della Spagna e fino a 32°/33° nel centro sud della Francia. Con l’arrivo del caldo tuttavia aumentano le zanzare tanto in campagna quanto nelle zone più urbanizzate. Quella che spaventa di più e che giustifica le campagne di informazione avviate da Regioni e Comuni è la zanzara tigre che da trent’anni è presente anche in Italia. Arrivato dal Sud Est asiatico con l’importazione degli pneumatici e tramite il vivaismo, questo tipo di insetto è oggi ritenuto come uno dei più invasivi. Non a caso infatti se la zanzara femmina dovesse pungere questo rappresenterebbe un serio problema sanitario per l’uomo. Questa specie risulta molto abile, come vettore biologico, nel trasmettere diverse infezioni virali, tra le quali alcune molto gravi, come i virus dengue (DENV), chikungunya (CHIKV) e febbre gialla (YFV), proprio come è accaduto in Italia in recenti occasioni.
Uno dei primi consigli dispensati infatti è di non lasciare sul terrazzo di casa o in giardino ristagni d’acqua. La zanzara tigre si riproduce proprio nelle piccole raccolte d’acqua, sia naturali che artificiali. Queste ultime sono rappresentate da semplici contenitori, come secchi, annaffiatoi, sottovasi, lattine, caditoie dei tombini per le raccolte delle acque reflue e così via. Anche in Europa, come anche in altre regioni del mondo, questa specie predilige gli habitat urbani e suburbani.
Come indicato nel Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025, un’azione di contrasto della diffusione della zanzara tigre, efficace e a basso impatto ambientale, deve essere di natura preventiva, tesa a limitare tutte situazioni e comportamenti che possano avvantaggiare la riproduzione della specie. Deve consistere nell’individuazione e rimozione dei focolai larvali, ossia delle piccole raccolte d’acqua dove possono svilupparsi le larve della zanzara tigre. In ambito privato, dove più facilmente questa specie prospera ad alte densità e dove è più difficile intervenire, risulta essenziale la collaborazione della cittadinanza, che per questo motivo deve essere coinvolta e sensibilizzata sulle corrette pratiche di igiene ambientale, attraverso un’informazione mirata.
Oltre a un monitoraggio puntuale, effettuato con ovitrappole o trappole per adulti, le istituzioni locali provvedono a: mantenere puliti e attivi i tombini; effettuare trattamenti larvicidi nei tombini e in tutte le zone di scolo e ristagno poste in aree pubbliche; effettuare interventi mirati e locali di disinfestazione in occasione di eventi particolari o in certe aree, quali quelle ospedaliere o scolastiche, in cui l’infestazione delle zanzare risulti particolarmente intensa. Da parte loro invece i cittadini possono contribuire alla lotta evitando – appunto – l’abbandono e l’accumulo all’aperto di materiali che possano raccogliere l’acqua piovana; eliminando l’acqua dai sottovasi, dagli annaffiatoi, dai bidoni, dai copertoni; innaffiando con le pompe gli orti e i giardini, senza mantenere riserve di acqua a cielo aperto.