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Assistenza domiciliare e cure, un futuro incerto per i più anziani
Dove va l’anziano dopo essere stato dimesso dall’ospedale? Non è così scontata la risposta, non lo è per niente se si prende in considerazione la matassa che caratterizza la fotografia nazionale relativa all’assistenza domiciliare e, più in generale, a un sistema ospedaliero caratterizzato da un crescente ridimensionamento della capacità delle strutture con un numero di posti letto per 1.000 abitanti passato da 4 nel 2005 a 3,2 nel 2019. Il post-ricovero infatti per le famiglie è quasi sempre un grande buco nero, un’incognita da interpretare, a cui fornire adeguate risposte per il bene della persona e per il fabbisogno dell’intero nucleo familiare.
Fornire assistenza domiciliare vuol dire assicurare al paziente di continuare a vivere tra i propri ricordi e affetti, senza essere privato di un servizio di cure necessarie per la sua condizione di salute. Questo assunto parte dall’idea che la casa è lo spazio di cura principale, dove può essere assistito dal personale medico ed infermieristico, ma allo stesso tempo continuare a rimanere nel suo contesto sociale e familiare. A questo proposito, proprio in riferimento al percorso di assistenza domiciliare, in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il Decreto di riparto dei 2.720.000.000 euro finanziati con il PNRR per il potenziamento dell’Assistenza domiciliare riservata alle persone over 65, che fissa l’obiettivo di assisterne direttamente nelle proprie case il 10%. Dovranno essere almeno 800 mila in più rispetto ai pazienti che attualmente beneficiano dell’assistenza domiciliare.
Come comunica il Governo, fatta salva l’erogazione della totalità delle risorse PNRR previste per il 2022 a titolo di anticipazione, per le annualità successive si prevede: per il 2023, l’erogazione, a titolo di anticipazione, del 50% delle risorse previste per la medesima annualità, subordinata al raggiungimento degli obiettivi specifici (incremento totale pazienti over sessantacinque) previsti per l’anno precedente (2022); per il 2024, l’erogazione, a titolo di rimborso, del 50% delle risorse riferite all’annualità precedente (2023), e, a titolo di anticipazione, del 50% delle risorse previste per l’anno 2024, subordinata al raggiungimento degli obiettivi specifici (incremento totale pazienti over sessantacinque) previsti per il 2023; per il 2025, l’erogazione, a titolo di rimborso, del 50% delle risorse riferite all’annualità precedente (2024), e, a titolo di anticipazione, del 50 per cento delle risorse previste per l’anno 2025, subordinata al raggiungimento degli obiettivi specifici (incremento totale pazienti over sessantacinque) previsti per il 2024; per il 2026, l’erogazione, a titolo di rimborso, del 50% delle risorse riferite all’annualità precedente (2025), subordinata al raggiungimento degli obiettivi finali (incremento totale pazienti over 65) previsti.
Intanto, sempre restando tra i banchi della politica, la legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, approdata in seconda lettura alla Camera, si interroga proprio sul futuro degli anziani non autosufficienti. Alla base della legge c’è la volontà di riconoscere il diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio e dal principio di semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione della persona anziana non autosufficiente. Grazie a tale semplificazione e all’istituzione dei “punti unici di accesso” (PUA) diffusi sul territorio, si potrà effettuare, in una sede unica, una valutazione multidimensionale finalizzata a definire un “progetto assistenziale individualizzato” (PAI) che raccoglierà tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie per la persona anziana.