In questi giorni si parla sempre di più di omeopatia, dopo la morte di Francesco, bimbo di sette anni morto per una otite.
“Il Servizio sanitario nazionale deve essere basato esclusivamente sulla evidenza scientifica. Se lo stato deve pagare delle prestazioni, queste devono essere di provata scientificità. L’omeopatia non lo è. I farmaci omeopatici rispondono ad una teoria di diversi secoli fa che non ha trovato conferme scientifiche”. È questa la denuncia del presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi affidata ad AdnKronos a seguito della morte del bambino originario di Cagli, in provincia di Pesaro, affidato alle cure omeopatiche non ce l’ha fatta a causa di un’otite. L’intervento del professore è avvenuto alla conclusione del convegno ‘La sindrome dell’intestino irritabile’ organizzato a Roma nella sede dell’Iss, e promosso da Public Health & Health Policy.
“Purtroppo – ha poi aggiunto Ricciardi – il nostro Paese è uno dei meno ‘littered’ dal punto di vista scientifico. D’altra parte casi come Stamina si sono verificati in Italia. C’è una certa tendenza a credere a soluzioni non scientifiche, e purtroppo accade che ci siamo alcuni medici, alcuni professionisti sanitari che di fatto approvano pratiche non scientifiche”.
La polemica del presidente dell’Iss condivisa da tutti i medici italiani scaturisce dalla drammatica vicenda di Francesco, bambino di sette anni morto all’ospedale Salesi di Ancona perché colpito da una forma di encefalite. Il caso, tuttavia, ha assunto una dimensione nazionale dopo che il corpo del minore è stato sottoposto all’autopsia disposta dalla Procura di Urbino e condotta dal medico legale Mauro Pesaresi, alla presenza del consulente tecnico nominato dalla famiglia del bambino e di quello dell’omeopata Massimiliano Mecozzi, adesso indagato per omicidio colposo assieme ai genitori di Francesco per averlo curato in casa solo con preparati omeopatici.
Per due settimane Francesco colpito da un’otite bilaterale è stato curato in casa senza che il pediatra di famiglia fosse stato messo al corrente del suo stato di salute. I genitori, tuttavia, allarmati dalle gravi condizioni del figlioletto si sono rivolti all’omeopata Mecozzi, che dopo averlo visitato per due volte ha consigliato la famiglia di sottoporre il bambino a una terapia basata su preparati omeopatici.
Le condizioni del bambino nel frattempo non miglioravano: appariva sempre più debole e presentava una temperatura del corpo elevata. Il calvario è durato fino a martedì 23 maggio, quando dopo aver perso conoscenza è stato condotto dai genitori presso l’ospedale di Urbino, dove una Tac ha rivelato gravi danni al cervello. I medici hanno immediatamente disposto il ricovero nella struttura pediatrica ‘Salesi’, dove, in piena notte il piccolo è entrato in sala operatoria per un intervento chirurgico teso alla rimozione dell’ascesso cerebrale. Dopo aver tentato il possibile e l’impossibile il direttore sanitario degli Ospedali Riuniti Alfredo Cordoni ha dichiarato lo “stato comatoso grave”.
“Nella prima mattinata – riporta il bollettino medico – il quadro clinico del paziente si presentava con una stabilità cardio-circolatoria, parametri ventilatori e della diuresi validi. Il bimbo restava comunque in coma irreversibile. Un nuovo controllo elettroencefalografico ha mostrato l’assenza di attività elettrica. A questo punto, dopo aver contattato la direzione medica dell’ospedale, è stata convocata la Commissione per l’accertamento della morte cerebrale”. Nel pomeriggio è stata dichiarata la morte del bambino.
Un rapporto commissionato dalla società Omeoimprese per la Giornata internazionale dell’omeopatia del 10 aprile 2017 informa che più del 25% dei genitori fa uso almeno una volta nella vita di rimedi omeopatici sui propri figli, almeno 3 italiani su 10. Si tratta di numeri alquanto eccessivi e allarmanti se si considera la morte di Francesco che ha messo sotto accusa senza se e senza ma l’omeopatia. Ma anche percentuali più piccole non sono meno preoccupanti: negli Stati Uniti d’America, invece, un milione di bambini è stato curato dall’omeopatia nel 2012, e circa l’11% di questi con terapie alternative.
Certo, quasi sempre l’omeopatia viene considerata per piccoli problemi, spesso in aggiunta ma mai in sostituzione di rimedi reali. Inoltre, 15 giorni di febbre, come dimostra il caso di Ancona, sono inaccettabili e in questa vicenda il problema di salute non si può definire “piccolo”. Per tale ragione sostituire l’omeopatia alla medicina equivale, purtroppo, a non curare davvero la patologia presente. Perché l’omeopatia non è efficace.