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Body positivity, una buona o cattiva lezione?
È nato con un colpo di clic e con un hashtag teso a promuovere un messaggio inclusivo e positivo, dedicato a chi ha un corpo che non rientra nei canoni predefiniti dagli standard di bellezza odierni. È questa la body positivity, una filosofia di vita lanciata da donne attiviste nere “oversize” oggi presa in prestito dal Governo spagnolo che – probabilmente dopo la grande lezione della Nike che nel 2019 introdusse per prima nei suoi store i manichini oversize – si è reso promotore di una campagna estiva per incoraggiare le donne, qualsiasi sia la loro “taglia”, ad andare in spiaggia.
“El verano también es nuestro” si legge sul manifesto del Ministero dell’Uguaglianza iberico che ritrae cinque donne con forme generose e di diverse età che vivono l’estate in costume sul bagnasciuga. “L’estate è anche la nostra. Goditela come, dove e con chi vuoi. Oggi brindiamo a un’estate per tutti, senza stereotipi e senza violenza estetica contro il nostro corpo”, si legge sull’account Twitter del Ministero spagnolo. La campagna presenta anche una donna che ha avuto una mastectomia in topless. “Tutti i corpi sono corpi da spiaggia”, ha precisato Ione Belarra, la segretaria generale di Podemos che funge da ministro dei diritti sociali nel governo di coalizione guidato dai socialisti spagnoli. “Tutti i corpi sono validi e abbiamo il diritto di goderci la vita così com’è, senza sensi di colpa o vergogna. L’estate è per tutti!”. Antonia Morillas, capo dell’istituto femminile spagnolo e dell’organizzazione dietro l’iniziativa, ha affermato che le aspettative fisiche hanno influenzato l’autostima delle donne e hanno negato i loro diritti.
Si sa bene: lo stigma del peso chiama in causa direttamente la salute pubblica. Tuttavia, anche in questo caso tuttavia non sono mancate le polemiche e la creazione di due schieramenti distinti tra i favorevoli e i contrari. I punti da analizzare sono tanti, e se da un lato una delle modelle ritratte nel manifesto ha dichiarato di non aver mai acconsentito all’utilizzo della sua immagine, dall’altro c’è chi punta il dito contro il concetto di “body positivity” definendolo “pericoloso” e non “inclusivo”. Proprio per la sua natura estetica il movimento sociale sarebbe stato soppiantato da una visione paritaria: la body neutrality, che consiste in buona sostanza in una progressiva eliminazione della fissazione morbosa che abbiamo nei confronti dell’estetica del corpo e del raggiungimento degli standard bellezza in generale. Affidandosi al giudizio di molte donne infatti la body positivity avrebbe subito una distorsione nelle sue intenzioni nei decenni successivi alla sua nascita (anni ’60), soprattutto dalla sua diffusione sui social, prestando il fianco – per così dire – a logiche di marketing tese ad accontentare i consumatori.