Con i primi giorni di caldo rovente, e con lo schizzare della colonnina di Mercurio che ha raggiunto picchi di temperature tra i 41 e i 42 gradi tra Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, i riflettori si sono riaccesi sulle criticità del sistema sanitario italiano lasciato orfano di camici bianchi. Da un lato il boom dei ricoveri, il 20% in più rispetto alla normalità, e le ferie estive del personale hanno fatto scattare l’allarme nella sanità italiana per la mancanza dei medici soprattutto nel pronto soccorso. La sofferenza è particolarmente allarmante nelle regioni del Centro Sud, Molise, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio, dove – sulla base delle stime offerte dai sindacati – gli ospedali registrano il 30% di dotazione organica in meno rispetto al 2009. Per quanto riguarda il Molise il Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta ha ipotizzato l’invio straordinario di medici militari per fronteggiare alla carenza del personale. Criticità che il Rapporto Eurispes-Enpam “Il Termometro della Salute” aveva già indicato, tempo fa, con qualche preoccupazione. Tra le non poche contraddizioni e i punti critici, il Rapporto aveva evidenziato il tema del precariato e della insufficienza degli organici, del forte invecchiamento del personale sanitario che in alcune aree, ed in particolare nella medicina generale (medico di base e pediatra di libera scelta), rischia nel futuro prossimo di generare dei vuoti incolmabili.
Allargando l’analisi allo scacchiere europeo e realizzando un primo confronto con Francia, Inghilteerra, Germania e Spagna, emerge la particolare specificitaÌ del modello sanitario italiano, segnato da un’alta quota di medicina specialistica e dal ruolo centrale di fatto affidato alle strutture ospedaliere. Mentre l’Italia per dotazione di medici in generale eÌ seconda solo alla Germania, nell’area della medicina di base si colloca nella fascia bassa della classifica. La Germania, infatti, ne conta 167,4 ogni 100.000 abitanti (quasi il doppio, dunque), e la Francia si colloca a quota 155,5.“Pochi” medici di medicina generale, ognuno dei quali assiste una media (in aumento giaÌ negli ultimi anni) di circa 1.200 cittadini: questo eÌ il quadro che caratterizza gli ultimi decenni, ma sul quale si sta abbattendo la mannaia dell’anzianitaÌ anagrafica: sui 45.437 medici di medicina generale censiti, piuÌ del 60% risultavano laureati da 27 o piuÌ anni, presentando dunque una carta d’identitaÌ “media” da cinquantacinquenni.
Sono questi i dati pubblicati dall’Eurispes secondo cui inoltre i pronto soccorso sono presenti nell’81,6% degli ospedali, e quelli pediatrici nel 17,5%. La media di 3,4 accessi ogni 10 abitanti eÌ il dato che evidenzia l’abnorme utilizzo che si fa dei presidi di medicina d’emergenza. Ancora piuÌ indicativa eÌ la percentuale dei ricoveri ospedalieri che si realizzano attraverso i pronto soccorso: il 14,7%. Quest’ultimo indicatore si presenta altamente variabile a livello territoriale: a fronte di una percentuale di ricovero pari all’11% registrato nella regione Piemonte, si raggiungono valori pari a 26,7% nella regione Molise. I pronto soccorso pediatrici riscontrano 1,6 accessi ogni 10 abitanti fino a 18 anni di etaÌ, e nell’ 8,2% si risolvono con il ricovero. L’impatto di questi ricoveri “da emergenza” aggrava la cronica carenza di posti letto in alcune regioni, impedendo una programmazione piuÌ accorta delle risorse degli ospedali. Prima ancora dell’attesa per poter accedere in reparto (dalle 24 alle 72 ore), l’eccessivo ricorso ai pronto soccorso genera paradossali aree di criticitaÌ in relazione agli spazi e alle dotazioni.