La scienza ha annunciato l’esistenza di un farmaco del tutto inedito che potenzialmente sarebbe in grado di curare quasi tutte le forme di autismo.
Si può guarire dall’ autismo? Sono molti i genitori che quotidianamente si rivolgono questa domanda nella speranza che prima o poi la medicina possa fornire al proprio figlio una giusta terapia in grado di tirarlo fuori da un disturbo che lo intrappola da piccolissimo. Tuttavia, in molti ritengono che questo “disordine”, lieve o meno che sia, accompagnerà il bambino per tutta la sua esistenza. Ci sono, tuttavia, dei modi per rendere compatibile l’autismo con le sfide quotidiane della vita, facendo raggiungere ai bambini autistici il massimo livello di abilità possibile, per far vivere meglio loro e chi sta loro incontro.
A tal proposito, la scienza ha annunciato l’esistenza di un farmaco del tutto inedito che potenzialmente sarebbe in grado di curare quasi tutte le forme di autismo. Il suo nome è “nitrosinaptina” e ripristina il corretto funzionamento dei neuroni. In seguito a test effettuati su topi che presentavano la malattia, la sostanza ha ripristinato il corretto funzionamento dei neuroni, i normali comportamenti negli animali riportando alla normalità le anomalie cerebrali che comunemente presenta chi ne è affetto. Lo studio, frutto di una collaborazione di più enti di ricerca, è stato condotto da Stuart Lipton, presso The Scripps Research Institute di La Jolla in California. “Pensiamo che questo candidato farmaco possa essere efficace contro multiple forme di autismo”, ha dichiarato il dottor Lipton spiegando che la nitrosinaptina funziona riequilibrando uno sbilanciamento della attività eccitatoria dei neuroni rispetto all’attività insufficiente dei neuroni inibitori. In pratica il farmaco riduce l’eccesso di attività neurale.
“Queste caratteristiche rendono in farmaco papabile per diverse forme di autismo”, ha proseguito il luminare. A dimostrazione di questo i buoni risultati emersi dai test preliminari condotti in laboratorio su cellule di pazienti autistici. La ricerca è supportata da differenti associazioni di genitori che seguono passo passo questi primi successi del farmaco attraverso un gruppo Facebook creato proprio per sostenere la ricerca e lo studio che potrebbe migliorare la vita dei propri bimbi che riscontrano questo particolare disturbo tra i 18 e i 36 mesi.
L’autismo è una forma di disordine cerebrale complesso che interessa non pochi aspetti dello sviluppo del bambino: dal linguaggio all’attività fisica e dunque motoria che limita grandemente la capacità del minore di rapportarsi ai propri coetanei. Malgrado le cause dell’autismo non siano ancora del tutto note alla scienza, gli esperti sono uniti nel ritenere che è preferibile, nonché doveroso, intervenire quanto prima nel trattamento dei sintomi dei bambini autistici. Interventi precoci fanno una grande differenza nell’ esito del disturbo, per cui è importante che i genitori imparino a riconoscere i segnali precoci dell’autismo così da poter cercare sostegno immediato.
I sintomi dell’autismo iniziano ad essere evidenti tra i 18 e i 36 mesi. Spesso medici e genitori capiscono che nel bambino è presente una qualche forma di disturbo già nelle prime ore che succedono la nascita. Come è stato già detto, intervenire sin da subito garantisce ottimi risultati allo sviluppo del piccolo paziente. In tal modo, infatti, i genitori hanno più probabilità di individuare i segni e sintomi precoci dell’autismo attraverso un monitoraggio dettagliato e preciso dello sviluppo dei propri figli, cercando di individuare eventuali deficit o arresti.
Nel corso della crescita, inoltre, i bambini attraversano un processo in cui vengono apprese e padroneggiate abilità fondamentali, definite in pediatria basi dello sviluppo. Si tratta di abilità fisiche, come gesticolare, sedersi, restare in piedi, passeggiare; capacità sociali, come sorridere o imitare gli altri; e capacità comunicative, come parlare. Dato che il ritmo di crescita varia da bambino a bambino, ci sono dei tempi entro i quali talune abilità di base dovrebbero essere raggiunte. Se il bambino non ha raggiunto queste abilità nei tempi previsti, questo sarebbe già un primo campanello d’allarme.