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Cancro: gli sportivi si ammalano meno
Oncologia: l’importanza dell’attività fisica prima e durante i trattamenti di chemioterapia.
Che lo sport faccia bene alla salute è un dato di fatto e gli studi scientifici lo confermano: chi pratica una regolare attività fisica corre meno rischi di ammalarsi di cancro. Muoversi quotidianamente produce degli effetti positivi sulla salute fisica e psichica dell’individuo ed è stato dimostrato che lo sport è un valido aiuto per i pazienti oncologici. A sostenerlo è uno studio della Medical School di Harvard e pubblicato sull’American Journal of Physical Medicine Rehabilitation secondo il quale chi pratica una regolare attività fisica, compatibilmente con le condizioni di salute di ciascun paziente, prima di iniziare le cure dopo la diagnosi di un tumore è in grado di migliorare l’esito delle terapie. In sostanza, se il paziente ha una forma fisica “forte” sopporta meglio e più al lungo anche le cure pesanti. I ricercatori della Medical School di Harvard hanno raccolto diverse prove scientifiche secondo le quali preparare i pazienti oncologi con un’attività fisica, prima che inizino delle terapie è un aiuto molto importante perché permette di contrastare alcuni degli effetti collaterali e riduce i rischi di recidiva.
L’attività fisica quindi nella fase di pre-riabilitazione e anche durante le terapie migliora le diverse funzioni dell’organismo e la qualità della vita dei pazienti alleviando, inoltre, i problemi psicologici.
In sostanza, secondo gli studiosi di Harvard, l’attività motoria non particolarmente faticosa, come ad esempio una camminata di 30 minuti al giorno per 5 giorni a settimana, diminuisce i tassi di complicanze, migliora la vita dei malati, abbrevia la durata dei soggiorni in ospedale limitando i casi di rientro e riducendo così alla fine anche il costo complessivo delle cure. Un supporto psicologico ed esercizi fisici personalizzati sul tipo di cure a cui il paziente verrà sottoposto sono strumenti che porterebbero ad un risultato migliore.
La Società Generale di Mutuo Soccorso Basis Assistance, volendo approfondire meglio l’argomento, ha intervistato il dott. Gustavo Savino, Dirigente Medico del Servizio Medicina dello Sport dell’Ausl di Modena.
Dottor Savino cosa ne pensa? Una regolare attività fisica è davvero una componente importante per prevenire il cancro?
“Sono convinto che l’attività fisica possa contribuire a prevenire numerose patologie. Svolta in maniera adeguata, costante e misurata può essere considerata come efficace strumento terapeutico oltre che valida forma di prevenzione”.
Dopo la diagnosi di un tumore, quanto può essere importante sotto il profilo psicologico per il paziente dedicarsi ad attività sportive?
“L’attività motoria proposta a soggetti affetti da neoplasia è importante, se poi si riesce, dopo attenta valutazione clinica e supporto psicologico, a strutturarla come vera pratica sportiva, che comporta allenamento finalizzato ad obiettivi, condivisione, socializzazione, collaborazione con altri atleti e staff tecnico, non può che costituire ulteriore fonte di beneficio per la terapia della condizione patologica anche riducendo l’ansia e l’ideazione negativa. La “distrazione” dal pensiero negativo, l’impegno in attività consapevolmente efficaci, l’acquisizione di autonomia motoria e la soddisfazione maturata per i risultati ottenuti rafforzano la risposta immune e sostengono l’efficacia delle terapie convenzionali. Appena dopo la diagnosi sarebbe interessante poter parlare al paziente, prima ancora che di farmaci, di come impegnare la propria vita nella cura di se stesso attraverso il movimento e la sana alimentazione. Il farmaco dovrebbe essere un supporto, necessario, ma le risorse migliori per la terapia, andrebbero cercate nel paziente, stimolandolo ad essere terapeuta di se stesso”.
Nel vostro centro avete organizzato delle iniziative volte proprio alla promozione dello sport sia come strumento di prevenzione che come aiuto per guarire da alcune patologia. Può spiegare di cosa si tratta e quali sono stati i risultati?
“Sono numerose le attività che propongono attività motoria e sportiva in vari contesti dedicata a soggetti affetti da patologie croniche o soggetti disabili e trapiantati di fegato o di rene. Le azioni di promozione e prescrizione di attività ed esercizio fisico ed attività sportiva prevedono, dopo l’invio del paziente da parte dei medici di base e specialisti, una valutazione complessiva (a seconda della situazione e della patologia del paziente) presso gli ambulatori del Servizio di Medicina dello sport. Successivamente, al paziente viene proposto un colloquio motivazionale a cui segue un test di valutazione della funzionalità muscolo-tendinea e articolare. Il paziente viene dunque avviato alla pratica dell’attività motoria adattata alle proprie condizioni prima in un ambiente protetto, presso la palestra del Servizio di Medicina dello sport, successivamente affidato a strutture presenti sul territorio che ne seguiranno il percorso e la continuità (progetto Palestre Etiche e Sicure) associato a periodico monitoraggio delle condizioni del soggetto. I risultati, per ora, sono interessanti sia sulla motivazione del paziente, sia sul miglioramento delle condizioni cliniche e sull’efficacia terapeutica”.
Ci sono stati dei casi da lei trattati che hanno avuto esiti positivi grazie anche al contributo dello sport? Lei che attività sportiva consiglia?
“Sono numerosi i soggetti affetti da patologie croniche che hanno tratto giovamento dal movimento e dalla pratica sportiva. Ciò è dimostrato nella casistica (progetto Disabili e Sport, Prescrizione Attività ed Esercizio Fisico adattati) sia dal punto di vista di una migliore gestione dei farmaci assunti, che talvolta sono stati ridotti o addirittura sospesi, che dalla migliore gestione e “convivenza” con la patologia o disabilità. La ‘realizzazione’ nello sport di alcuni pazienti ha prodotto anche ‘piccoli campioni’. Non c’è una pratica sportiva più utile o efficace di altre, sono tutte valide, vanno proposte in base al problema, alla capacità e propensione personale, alla volontà ed alla motivazione del singolo, che va alimentata in modo adeguato grazie anche ad un valido supporto psicologico. L’avvio all’attività motoria non può prescindere dal rispetto delle condizioni del paziente e dal suo reale desiderio”.
Quali sono i suoi consigli?
“Impegnarsi nella motivazione, partendo dai medici di medicina generale, fino agli specialisti, affinché comprendano e spieghino poi ai propri assistiti che numerose patologie possono trarre reali benefici dell’attività fisica. Il ricorso al farmaco è importante ma affidare esclusivamente a una molecola la risoluzione di un problema non è sempre la strategia giusta. La visione del medico e l’atteggiamento del paziente nei confronti della terapia sono fondamentali, se si è consapevoli che parte fondamentale del percorso terapeutico dipende dal paziente stesso e dalla sua disponibilità a far funzionare al meglio il proprio organismo. Il movimento attiva percorsi biochimici che permettono all’organismo di migliorare l’impiego delle risorse acquisite con l’alimentazione. Un atteggiamento psicologico positivo, inoltre, può ridurre la predisposizione all’ansia”.
Lo sport, quindi, è uno strumento indispensabile per il benessere della nostra salute e Mutua Basis Assistance, che fa della prevenzione uno dei pilastri sui quali fonda la sua attività mutualistica, in questo articolo ha voluto evidenziare l’importanza di una regolare attività motoria sia per prevenire alcune neoplasie che come aiuto efficace per curarle.
“Lo sport è l’antiruggine per una salute di ferro”, con questa frase del medico tedesco Gerhard Uhlenbruck, che ha concentrato il suo lavoro proprio nel campo della prevenzione attraverso lo sport, Mba ricorda a tutti gli associati di po per muoversi quotidianamente per la tutela della salute.