Ventisette milioni di italiani soffrono di cefalea, circa il 55 per cento della popolazione con maggior incidenza nelle donne. La classificazione tradizionale ne identifica principalmente due forme:
- cefalea primaria: il dolore costituisce già di per sè per la malattia e non ha altre origini riconoscibili, o per le meno dimostrabili
- cefalea secondaria: il sintomo rappresenta la manifestazione di altre malattie o disturbi.
La corretta diagnosi richiede una valutazione a più livelli, che può essere effettuata dal medico quando la situazione è meno complessa, oppure dal neurologo in casi più gravi. In una prima visita, l’elemento fondamentale è una buona raccolta della storia anamnestica dove lo specialista cerca di individuare tramite il dialogo con il paziente l’eventuale presenza di deficit neurologici, le condizioni scatenanti, la risposta ai farmaci, l’assenza di lesioni di natura organica. A quel punto, si passa all’esame obiettivo neurologico, che consente di valutare clinicamente tutte le funzioni del sistema nervoso, da quelle più complesse a quelle più semplici. Se vengono rilevati particolari campanelli d’allarme, possono essere prescritti ulteriori esami di laboratorio e strumentali per escludere le forme secondarie di cefalea. Una volta esclusi con certezza danni, malformazioni o malattie, si arriva alla diagnosi di cefalea primaria.
Tra le forme più note di cefalea ne esistono 3:
- Emicrania: in genere colpisce una sola parte del cranio, presentandosi come un dolore acuto e pulsante. Può durare più di 72 ore con sintomi variabili da soggetto a soggetto, che possono includere nausea, vomito, sensibilità alla luce e ai suoni. La manifestazione può avvenire con o senza aura, quei disturbi visivi, motori o neurologici che ne precedono l’insorgenza di 5-60 minuti e includono la visione di improvvisi lampi di luce, annebbiamento occhi, formicolio ecc.
- Cefalea di tipo tensivo: è associato alla contrazione dei muscoli di collo e spalle tanto da essere diffuso soprattutto fra chi svolge attività sedentarie o vive situazioni di stress. Il dolore è percepito come un peso o un cerchio alla testa, che può durare da mezz’ora a una settimana ed è spesso accompagnato da uno stato di malessere generalizzato. A differenza dell’emicrania, migliora con l’attività fisica o specifici esercizi rilassanti. Se non trattata, può evolvere nella forma cronica con episodi quotidiani di durata variabile.
- Cefalea a grappolo: gli attacchi si ripetono ciclicamente nelle 24 ore seguendo sempre lo stesso schema, è una forma rara che colpisce soprattutto gli uomini oltre i 40 anni e causa un dolore continuo (di 3 ore massimo) localizzato soprattutto su un solo lato della testa, intorno ad occhio e tempia. I sintomi associati sono: lacrimazione degli occhi, naso ostruito, rossore al volto e sudorazione e brividi.
Nella maggior parte dei casi, il mal di testa non passa da solo e tende a ripresentarsi nel tempo con maggior frequenza ed intensità. Per evitare la cronicizzazione, il dolore non deve essere considerato come un male periodico ed abitudinario ma deve essere curato al più presto. Un buon approccio può essere quello osteopatico che tende a comprendere quale siano le cause del mal di testa per approcciarlo e risolverlo in maniera corretta.