Emergenza sanitaria in corso: i celiaci sono tra i più esposti? Stando all’Istituto Superiore di Sanità i celiaci non sono considerati soggetti immunodepressi, per questa ragione non sono ritenuti più a rischio rispetto al resto della popolazione. È però importante che seguano rigorosamente una dieta priva di glutine, che presentino un buono stato di nutrizione e che non mostrino segni clinici e sierologici di attività di malattia in corso.
È questo, in sintesi, il contenuto del Rapporto dell’Iss che, oltre a rispondere ai numerosi pazienti celiaci che nel corso di questi mesi si sono rivolti all’Associazione Italiana Celiachia per chiedere se ci fosse una particolare correlazione tra celiachia e Covid-19, fornisce le indicazioni per una corretta gestione delle persone affette da celiachia nell’attuale scenario emergenziale. Ciò che è chiaro è che al momento non esistono in letteratura studi che indagano direttamente il rischio di Covid-19 nei celiaci.
Campanellino d’allarme invece per tutti quei pazienti che presentano una forma complicata di celiachia. In questo caso la situazione cambia e non è così semplice. La più frequente conseguenza della celiachia, causa di immunodepressione, è l’iposplenismo, che si sviluppa nel celiaco in età adulta esposto al glutine per molti anni, e che, causando una ridotta funzionalità della milza, scaturisce una suscettibilità ad alcune infezioni batteriche (Pneumococcus, Haemophilus Influenzae, Meningococcus). Un’altra condizione associata alla celiachia che comporta immunodepressione è il deficit di IgA (che compare nel 2% dei casi di celiachia). In più, i pazienti celiaci che presentano complicanze neoplastiche, da celiachia refrattaria e da malattie autoimmuni sono da ritenersi a più alto rischio infettivo, sia per la patologia che hanno sviluppato che per l’eventuale terapia immunosoppressiva che seguono.
Dati alla mano, in Italia nel 2018 si contavano 214.239 celiaci con un incremento di 7.500 diagnosi rispetto all’anno precedente. Dopo la diagnosi certificata dall’Azienda Sanitaria Locale di competenza, ad oggi l’unica prescrizione per la celiachia è un regime alimentare rigorosamente senza glutine. Per supportare la dieta senza glutine il Servizio Sanitario Nazionale garantisce mensilmente agli aventi diritto un piccolo pacchetto di risorse da destinare all’acquisto di alimenti gluten free specificamente formulati per i celiaci in base ai fabbisogni energetici legati all’età e al sesso.
Le regione italiane dove si registrano più celiaci sono la Lombardia (38.420), il Lazio (21.020), la Campania (20.735) e l’Emilia-Romagna (17.999). Le Regioni che invece registrano meno casi sono la Valle d’Aosta (558) e il Molise (999).