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Che cos’è la leucemia fulminante che ha provocato la morte del cantautore Michele Merlo?
Nelle ultime ore, la prematura e improvvisa scomparsa di Michele Merlo, ex concorrente di talent televisivi come Amici e XFactor, addolora e scuote la pubblica opinione che si interroga sulla gravità della leucemia fulminante. Tramite una nota stampa ufficiale i consulenti della famiglia di Mike Bird, così si faceva chiamare il giovane artista, hanno informato che nella tarda serata di domenica 6 giugno Merlo si è spento nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Maggiore di Bologna dove era stato ricoverato lo scorso giovedì, dopo che i medici gli avevano diagnosticato una leucemia fulminante che aveva provocato anche un’emorragia cerebrale. Sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza, le condizioni del cantautore 28enne erano apparse subito critiche.
È proprio dalla Fondazione Umberto Veronesi che arrivano le prime indicazioni sulla malattia improvvisa che ha strappato il giovane artista all’affetto dei suoi cari e che, se diagnostica tardi, potrebbe essere mortale. Diversi sono i campanelli d’allarme della leucemia promielocitica acuta che può essere mortale anche per i giovanissimi: sangue che fuoriesce dalle narici e dalle gengive; problemi all’apparato digerente, genito-urinario e al sistema nervoso centrale, stanchezza e malessere generale.
“I pazienti colpiti da una leucemia promielocitica acuta – ha commentato Francesco Lo Coco, responsabile del laboratorio integrato di diagnostica oncoematologica del policlinico Tor Vergata di Roma, al Resto del Carlino – sono portatori di una traslocazione acquisita, non presente dalla nascita, tra i cromosomi 15 e 17. Quale meccanismo sia alla base dell’alterazione al momento non si sa”. Tuttavia è cosa nota che la lucemia fulminante “è anche uno dei tumori che presenta il più alto tasso di guarigione (nove pazienti su dieci)”. Diventa però quanto mai essenziale una diagnosi precoce.
La leucemia acuta promielocitica, maggiormente nota con il nome di leucemia fulminante, è un sottotipo della leucemia mieloide acuta ed è la forma più aggressiva di tumore sanguineo. Se non viene diagnosticata in tempo, questa patologia, che in Italia colpisce circa 150 persone all’anno specialmente tra i 30 e i 40 anni, può causare la morte nell’arco di pochissimi giorni. Se rilevata in tempi rapidi attraverso un esame morfologico del midollo osseo e del sangue periferico, questa “patologia” può essere trattata in maniera appropriata senza incorrere in gravi conseguenze. Per delineare un quadro clinico complessivo, si tende sempre a ricercare anche le tipiche anomalie citogenetiche e molecolari, importanti caratteristiche di questa malattia. Poiché all’origine della malattia c’è una traslocazione cromosomica, le linee guida internazionali raccomandano di eseguire anche la diagnosi genetica, che consente di individuare, attraverso tecniche di citogenetica e di biologia molecolare, l’alterazione dei cromosomi 15 e 17. Calcolo che permette anche di stratificare i pazienti sulla base delle percentuali di rischio. In questo modo è possibile modulare la terapia da intraprendere dopo la remissione della malattia.