Le linee guida europee sul colesterolo propongono un approccio personalizzato per abbassare i livello di colesterolo cattivo e contrastare l’insorgere di malattie cardiovascolari.
In Europa le malattie cardiovascolari causano oltre 4 milioni di morti all’anno. Per gli esperti, evitando comportamenti sbagliati, molti, moltissimi di questi decessi, fino all’80%, potrebbero essere evitati.
Il colesterolo geneticamente alto è un fattore determinante per l’elevato rischio cardiovascolare dei soggetti che ne sono affetti, cioè per la possibilità che si verifichi un infarto. Nel nostro Paese, solo l’1% dei pazienti riceve una diagnosi corretta. Molte volte non vengono eseguiti esami, in altri casi non si dà peso al colesterolo elevato. Secondo la Società italiana per lo studio dell’aterosclerosi, nelle forme più gravi, valori alti di colesterolo spesso si manifestano anche nei giovani: è molto importante, quindi, eseguire i controlli prima dei 18 anni, soprattutto se in presenza di ipercolesterolemia nei genitori, e ripeterli almeno ogni 5 anni. C’è poi la forma poligenica comune, in cui fattori ambientali, l’alimentazione soprattutto, agiscono in presenza di fattori genetici predisponenti aumentando i livelli di colesterolo: questa forma, per fortuna meno grave, interessa circa 1,2 milioni di italiani.
Recentemente, sull’ European Heart Journal sono state pubblicate nuove linee guida in tema di alimentazione, redatte dalla Società Europea di Cardiologia insieme alla Società Europea dell’Aterosclerosi.
“I lipidi rappresentano il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari – ha sottolineato alla stampa il professor Ian Graham, presidente della Società Europea di Cardiologia. “La relazione tra colesterolo LDL e malattie cardiovascolari è molto forte e inequivocabilmente causale. Difficilmente l’infarto colpisce individui con bassi livelli di LDL, anche tra i fumatori”.
Per i soggetti più ad alto rischio, la raccomandazione è quella di ridurre i livelli di lipidi. “Il trattamento di questi soggetti – ha aggiunto ancora Graham – dovrebbe rappresentare una priorità assoluta per i medici. Dobbiamo tuttavia ricordare anche che la maggior parte dei decessi avviene nei soggetti con livelli di colesterolo solo lievemente aumentati. Questo implica la necessità di un approccio ‘di popolazione’ per la riduzione dei lipidi, quali ad esempio interventi mirati alla correzione degli stili di vita”.
Le nuove linee guida raccomandano che il livello target di colesterolo LDL, il cosiddetto colesterolo “cattivo”, venga definito sulla base del rischio individuale a 10 anni di comorbilità e di eventi cardiovascolari fatali. Nel paziente ad alto rischio, il target di LDL viene fissati al di sotto dei 100 mg/dl. Tutti i pazienti dovrebbero ridurre almeno il 50% il proprio colesterolo LDL.
Come fare? Il primo passo da compiere è diminuire il consumo di grassi saturi (burro, formaggi grassi, latte intero) e quello di grassi trans (margarine, grassi idrogenati, fritture con oli scaldati oltre il punto di fumo…) Bisogna aumentare l’assunzione di cibi ricchi di fibre e di fitosteroli (componenti naturali della dieta che si trovano negli oli vegetali, nella frutta a guscio e nei cereali), e l’utilizzo di prodotti a base di riso rosso. Perdere peso, seguire una dieta a base di prodotti contenenti poco colesterolo aumentare l’attività fisica servono, ma meno. Il consumo di proteine di soia non serve e non e’ consigliato.
Per ridurre i trigliceridi, invece, la diminuzione del peso corporeo e del consumo di alcol sono gli obiettivi più importanti da raggiungere; bisogna poi aumentare l’attività fisica, consumare meno carboidrati e grassi saturi e aumentare moderatamente il consumo di grassi polinsaturi (contenuti nelle alghe, nei pesci e negli oli di girasole, arachidi e mais).
Che fare invece per aumentare il colesterolo ‘buono’ (HDL)? In primis, ridurre i grassi trans e fare tanta attività fisica. Perdere peso fa bene, così come diminuire il consumo di carboidrati sostituendoli con grassi insaturi (pesce, noci, mais, olio di oliva).
“Le Linee Guida – ha spiegato Alberico Catapano, Presidente della Societa’ Europea per lo Studio dell’Aterosclerosi – prevedono due livelli di azione. Da un lato un regime alimentare specifico in base all’obiettivo che ci si pone, che può essere quello di ridurre il colesterolo complessivo oppure di aumentare quello HDL, il cosiddetto ‘colesterolo buono’. Cambiano, infatti, gli alimenti da preferire e da evitare, sulla base della loro efficacia specifica, scientificamente dimostrata”.
E’ un approccio molto diverso da quello americano. Le linee guida statunitensi infatti raccomandano di somministrare una statina a tutti i pazienti ad alto rischio cardiovascolare anche in presenza di bassi livelli di colesterolo. L’Europa è contraria a questo approccio della statina ‘a pioggia’: per gli esperti infatti, tante persone ad elevato rischio, inerti e in sovrappeso, potrebbero accontentarsi di ridurre il loro colesterolo con un farmaco, trascurando completamente tutti gli altri loro fattori di rischio e dando false sicurezze al paziente.
Se nonostante un corretto stile di vita, i livelli di colesterolo LDL restano elevati, solo allora il consiglio è di ricorrere alle statine. Se non è sufficiente, bisogna associare l’ezetimibe, che riduce i livelli di LDL di un altro 15-20%. Se i risultati non arrivano, si può considerare l’aggiunta di un PCSK9 inibitore.
Come ha affermato Catapano, “gli inibitori di PCSK9 rappresentano un vero progresso per i pazienti con ipercolesterolemia familiare grave. Si tratta tuttavia di farmaci molto costosi, fatto questo che potrebbe portare a limitarne l’impiego in alcuni paesi. Ci auguriamo che i medici facciano tutti gli sforzi possibili per ridurre il più possibile il colesterolo LDL dei loro pazienti. Per ottenere questo obiettivo abbiamo definito una sequenza di farmaci da utilizzare, mettendo al primo posto le statine, alle quali associare eventualmente l’ezetimibe e come terza linea i nuovi PCSK9 inibitori”.
Mutua Mba, prima società di mutuo soccorso che ha tra i suoi obiettivi quello di garantire a tutti i suoi associati un veloce accesso alla diagnosi precoce e pone forte enfasi sulla prevenzione, raccomanda a tutti di mantenere uno stile di vita sano: una corretta alimentazione, unita alla attività fisica, ci fanno vivere meglio e contribuiscono a tenere lontane malattie cardiovascolari e altre patologie. Questa, ricordiamo, è la settimana nazionale del colesterolo. La Società italiana per lo studio dell’aterosclerosi (Sisa) ha promosso diverse iniziative sul territorio nazionale. In tantissime strutture, i cittadini troveranno punti informazioni sui problemi di ipercolesterolemia familiare e sulla necessità di tenere sotto controllo i valori, anche da giovani.