“Il Papa è solo uno”. Dal Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, il luogo dove si è ritirato nel marzo del 2013, Benedetto XVI è tornato a far sentire la sua voce – flebile – tramite la penna magistrale di Massimo Franco del Corriere della Sera. Ma se da un lato il Pontefice emerito precisa ancora una volta che il Capo della Chiesa non può essere bicefalo, dall’altro sui canali della comunicazione e dell’informazione circolano due interviste a “firma” di due rispettivi papi: Ratzinger sulle pagine del Corriere della Sera e Bergoglio sul quotidiano argentino La Nacion. In quest’ultima, nata da un colloquio avvenuto due anni fa, il 16 febbraio 2019, con il giornalista e medico Nelson Castro per un suo libro sulla salute dei Papi, il pontefice latinoamericano ha dichiarato di essere in ottima salute e ricorda il “difficile momento”, nel 1957, quando a 21 anni ha subìto l’asportazione del lobo superiore del polmone destro a causa di tre cisti. “Quando mi sono ripreso dall’anestesia, il dolore che sentivo era molto intenso”. “Non è che non fossi preoccupato, ma ho sempre avuto la convinzione che sarei guarito”.
Sottolinea che il recupero è stato completo: “Non ho mai sentito alcuna limitazione nelle mie attività”. Anche nei diversi viaggi internazionali – spiega – “non ho mai dovuto limitare o cancellare” nessuna delle attività programmate: “Non ho mai provato affaticamento o mancanza di respiro (dispnea). Come mi hanno spiegato i medici, il polmone destro si è espanso e ha coperto tutto l’emitorace omolaterale”.
Il giornalista chiede a Francesco se ha mai avuto a che fare con la psicanalisi. “Non mi sono mai psicanalizzato. Quando ero provinciale dei Gesuiti, durante i giorni terribili della dittatura, in cui ho dovuto portare le persone in clandestinità per farle uscire dal Paese e salvare le loro vite, ho dovuto gestire situazioni che non sapevo come affrontare. Sono andato a trovare una signora – una grande donna – che mi aveva aiutato a leggere alcuni test psicologici per i novizi. Così, per sei mesi, l’ho consultata una volta alla settimana”. Era una psichiatra: “Durante quei sei mesi, mi ha aiutato ad orientarmi su come affrontare le paure di quel tempo. Immaginate cosa sia stato trasportare una persona nascosta nell’auto – solo da una coperta – e passare tre posti di blocco militari nella zona di Campo de Mayo. La tensione che generava in me era enorme”. Per Bergoglio tuttavia questo colloquio con la psichiatra è stato importante per tenere a bada l’ansia evitando in questo modo di prendere decisioni troppo superficiali come Napoleone Bonaparte: “Vestitemi lentamente, ho fretta”. Citando l’antico detto attribuito all’eroe dei due mondi, il Papa ha sottolineato la necessità di saper rallentare e in questo gli è di supporto la musica di Bach: “Mi calma e mi aiuta ad analizzare meglio i problemi”, ha confessato.
Infine, la nevrosi. “Alle nevrosi bisogna preparare il mate. Non solo, bisogna anche accarezzarle. Sono compagne della persona durante tutta la sua vita”. Francesco, come aveva già detto una volta, ricorda di aver letto un libro che lo ha interessato molto e lo ha fatto ridere di gusto: “Rejoice in Being Neurotic” (Rallegrati di essere nevrotico) dello psichiatra americano Louis E. Bisch: “È molto importante essere in grado di sapere dove le ossa cigolano. Dove sono e quali sono i nostri mali spirituali. Con il tempo, si impara a conoscere le proprie nevrosi”. Alla fine dell’intervista, il giornalista chiede se pensa alla morte: “Sì”, risponde il Papa. Se ha paura: “No, niente affatto”. E come immagina la sua morte: “Come Papa, in carica o emerito. E a Roma. Non tornerò in Argentina”.