Donne che trattano le donne, per le quali le malattie cardiovascolari restano il killer numero uno.
E’ italiana una delle 10 migliori donne in Cardiologia Interventistica del mondo. Si chiama Claudia Aranzulla ed esercita la professione da 10 anni presso l’ospedale Mauriziano di Torino ed è stata l’unica italiana selezionata al Convegno “Complex Cardiovascular Catheter Therapeutic”, svoltosi ad Orlando, in Florida.
Il riconoscimento, che ancora una volta conferma un’eccellenza italiana in campo internazionale, lascia un segno importante nella storia dei congressi di Cardiologia Interventistica, in quanto inaugura l’importanza del ruolo delle donne in cardiologia, disciplina ritenuta tradizionalmente maschile, sia per la complessità ed i carichi di lavoro fisico e psicologico. Negli Stati Uniti le donne rappresentano solo il 4.5% dei cardiologi interventisti ed in Europa circa il 10%.
Durante il Convegno, nell’ambito del progetto “Donne interventiste al C3”, oltre alle presentazioni scientifiche da parte di donne interventiste provenienti da tutto il mondo, sono stati trasmessi dal Mount Sinai Hospital di New York, casi dal vivo di interventistica coronarica e strutturale con équipe completamente femminili: dalla cardiologa interventista all’infermiera. Casi complessi tutti coronati da successo.
L’argomento trattato da Aranzulla ha riguardato una delle caratteristiche peculiari delle coronarie femminili: le tortuosità coronariche. Le pazienti donne, infatti, spesso presentano coronarie più sottili, fragili e tortuose. Tali caratteristiche sfavorevoli peggiorano con l’età delle pazienti e questi “riccioli” coronarici possono tendere numerose insidie anche all’interventista esperto. Aranzulla ha illustrato come prevedere e superare tali insidie mostrando un caso di angioplastica effettuato su una paziente ultraottantenne, che ha offerto numerosi snodi decisionali. Un intervento di una donna su una donna. “Perché ogni riccio può diventare un capriccio”: la dottoressa ha concluso la presentazione spiegando alla platea internazionale questo modo di dire tradizionalmente italiano ed offrendo uno spezzone della famosa canzone di Domenico Modugno “La donna riccia”.
“Io provo a mantenere i rapporti con diversi pazienti – ha spiegato alla stampa la dottoressa – alle quali ho salvato la vita. Anche questo fa la differenza! Questo premio è un riconoscimento per le donne che, con forza, vanno avanti e raggiungono risultati analoghi a quelli dei colleghi”. E a chi le ha chiesto se il premio rappresenta un traguardo, ha risposto “No, per me i veri traguardi sono quelli di tutti i giorni . Piuttosto è un incentivo a fare di più e meglio”. Con una dedica speciale per una persona che non c’è più, la mamma, morta qualche anno fa per un problema cardiologo. “Ho deciso di fare la cardiologa proprio quando se n’è andata…”