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Coronavirus: contagi nel mondo oltre 16 milioni

ITALIA: Prof. Rezza “L’incidenza di nuovi casi è stabile rispetto alla scorsa settimana. L’Rt a livello nazionale è di poco inferiore a uno”.

Il bilancio dei casi di nuovo coronavirus a livello globale ha superato, ieri 26 luglio, la soglia dei 16 milioni: è quanto emerge dai conteggi della Johns Hopkins University. Secondo gli ultimi dati dell’università americana, sono 68.212 i nuovi casi di coronavirus registrati negli Stati Uniti nelle ultime 24 ore. In India, altro Paese al mondo più colpito in questo periodo dal virus, i decessi hanno raggiunto quota 32.060 a fronte di 1.385.635 contagi. Finora in India sono guarite 885.573 persone. Il Brasile ha registrato 51.147 nuovi casi di coronavirus: si tratta del quarto giorno consecutivo che nel Paese i contagi superano quota 50.000 in sole 24 ore. Se il leader nordcoreano Kim Jong-un ha dichiarato “l’allerta massima” per il coronavirus, dopo la scoperta del primo “caso sospetto” ufficiale nel Paese, in Spagna, malgrado il picco di contagi da coronavirus soprattutto in Catalogna, il governo di Madrid assicura che la situazione “è sotto controllo i focolai sono stati localizzati e sono stati isolati e controllati”. Il Ministero degli Esteri ha dichiarato all’Afp che “La Spagna è un Paese sicuro”, ma nonostante ciò ha affermato anche di “rispettare” le decisioni di alcuni Paesi, come il Regno Unito, che hanno imposto la quarantena per chi entra dalla Spagna o la Francia che ha raccomandato ai suoi cittadini di evitare di recarsi in Catalogna.

Qual è la situazione in Italia? Per il prof. Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, “L’incidenza di nuovi casi è stabile rispetto alla scorsa settimana. L’Rt a livello nazionale è di poco inferiore a uno”. Nel video pubblicato su twitter ha aggiunto che “persistono diversi focolai di ampiezza variabile in quasi tutte le regioni italiane e molti di questi sono causati da persone che provengono da Paesi ad alta incidenza, il che rende la situazione in alcune regioni peggiore rispetto ad altre. È necessario continuare a tenere dei comportamenti prudenti, come il distanziamento sociale, l’uso di mascherine, una corretta igiene personale e la quarantena nel caso in cui si provenga da quei Paesi ad alta incidenza”.

Il professor Rezza raccomanda quindi prudenza perché il virus continua a circolare e bisogna evitare che si diffonda con il rischio di una seconda ondata.

A questo proposito si è pronunciato il professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, che in un’intervista al Messaggero ha affermato: “Guardando i numeri dei Paesi vicino a noi, viene da pensare che avremo problemi con il coronavirus non a ottobre-novembre, come si era ipotizzato, ma già alla fine di agosto. Non so se possiamo definirla seconda ondata ma mi sembra evidente che avremo una fine dell’estate molto impegnativa”.

Per lui importante è che si implementi “il sistema di tracciamento del percorso di chi entra in Italia. Questa è la prima cosa. E poi tamponi. D’altra parte due sono le cose: o ti chiudi dentro una bolla, ma è impossibile, oppure fai un investimento senza precedenti sull’informatica e sui macchinari per fare tamponi, bisogna investire su qualsiasi tecnologia che permetta di identificare chi arriva con il virus. Costerà molti soldi, ma come ho già detto altre volte ricordiamoci sempre quando ci è costato il lockdown”. Lo scorso 30 giugno, il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza che prevede l’isolamento per 14 giorni e la sorveglianza sanitaria per chi proviene da tutti i Paesi extra Schengen. “I tamponi all’arrivo sono una misura ulteriore, ma non sostitutiva della quarantena”, ha affermato. È stata disposta una sospensione valida per una settimana durante la quale si lavorerà a nuove misure cautelative per gli arrivi extra Schengen ed extra Ue. “La quarantena per chi viene da Paesi extra UE ed extra Schengen è già prevista ed è confermata. Ma dopo tutti i sacrifici fatti non possiamo permetterci di importare contagi dall’estero. Meglio continuare a seguire la linea della massima prudenza”.

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