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Coronavirus: mancano le valvole per la rianimazione? Si stampano in 3D
Un’emergenza nell’emergenza all’ospedale di Chiari, che si è trovato all’improvviso senza le valvole necessarie per il funzionamento dei macchinari della rianimazione. Come ha risolto? Con la stampante 3D.
Sulle pagine del blog La Voce stiamo seguendo oramai da settimane l’evoluzione della situazione Coronavirus. Tra informazioni sui decreti del governo e sui comportamenti da seguire, aggiornamenti sui contagi e testimonianze da chi sta vivendo da vicinissimo l’emergenza, oggi siamo contenti di parlare di una vicenda positiva.
In questi giorni di grandissima emergenza la tecnologia più che mai si sta dimostrando una alleata vincente per pazienti e operatori sanitari.
Mancano le valvole in rianimazione? Perché non riprodurle utilizzando una stampante 3D? L’idea è nata tra le mura dell’Ospedale di Chiari, in provincia di Brescia che in questi giorni sta combattendo con le unghie e con i denti contro l’epidemia di Coronavirus. La terapia intensiva è piena, e pochi giorni fa è arrivato un momento in cui di valvole non ce ne erano più. Sono fondamentali, perchè permettono ai pazienti attaccati ai macchinari di ricevere l’ossigeno e restare in vita. Poiché l’azienda fornitrice ha comunicato che non sarebbe mai riuscita a realizzarne di nuove in tempi brevi, serviva un’altra soluzione. Rapida, rapidissima, i malati purtroppo non potevano aspettare. Ed è allora che si è pensato alla stampante 3D: ma dove trovarle?
I medici hanno coinvolto il Giornale di Brescia, già impegnato in prima linea con la raccolta fondi AiutiAMO Brescia, e tramite contatti si è arrivati all’ingegnere bresciano Cristian Fracassi, che oltre ad essere titolare di un’azienda farmaceutica, possiede una stampante 3D. In 6 ore sono stati realizzati alcuni pezzi.
Ora, “ne abbiamo già una decina in funzione”, ha confermato al Giornale di Brescia il direttore generale dell’ospedale di Chiari, Mauro Borelli: non solo le nuove valvole stampate in 3D funzionano bene, ma è stato anche realizzato un secondo modello, perfezionando la prima versione, “che genera minor attrito”.
«Se arriva il via libera, come tutti speriamo – ha spiegato a La Stampa Massimo Temporelli, fondatore di FabLab, start-up innovativa nell’ambito dell’Industry 4.0 – nonostante le polemiche che non sono mancate, potremmo organizzarci per stamparne su richiesta e fornire le valvole anche ad altri ospedali che ne hanno bisogno. Siamo già stati contattati da altre strutture, da Pescara, da Sassari”. Temporelli ha parlato di polemiche perché, in effetti, per utilizzare quelle valvole, sono necessarie le certificazioni sanitarie: “È vero, ma quando il tempo non c’è e le persone rischiano la vita, non ci si può fermare davanti alla burocrazia. È una situazione di straordinaria emergenza, ma è bello vedere, grazie a un’intuizione e a un po’ di intraprendenza, che si possa provare a risolvere un problema così grande con una tecnologia di cui tutti parlano, ma nessuno sa come funzioni veramente”.
Intanto l’iniziativa ha ricevuto il plauso del ministro dell’Innovazione Tecnologica e delle Digitalizzazione nella PA, Paola Pisano, che in un post sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Complimenti a Cristian Fracassi e Massimo Temporelli e a tutte le persone che li hanno aiutati in questa impresa!”.ù
La stampante 3D, un mezzo ancora forse troppo sottovalutato, si può così ritagliare un ruolo fondamentale in ambito medico sanitario, in particolar modo in momenti di emergenza, poiché è in grado di riprodurre qualsiasi cosa in tempi rapidi. Questa volta è arrivata persino a salvare vite umane. Un ulteriore conferma di come la tecnologia può e deve essere sfruttata sempre di più.