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Covid-19, Cuba il primo Paese a vaccinare i bambini
E se in Italia e in Europa la campagna vaccinale interessa i teen, gli adolescenti, in altri Paesi del mondo si discute se effettivamente il vaccino deve essere somministrato anche ai giovanissimi. Di regione in regione le politiche mutano anche se al centro del percorso avviato dalla comunità internazionale c’è un unico obiettivo: immunizzare tutta la popolazione. In questo contesto emerge il caso di Cuba che, stando a quanto annunciato dal Governo locale, sarà il primo paese al mondo a completare una campagna vaccinale anti-Covid-19 sui bambini. Prima di allora infatti le scuole non apriranno le porte. È questa la soluzione adottata dall’Esecutivo dopo aver rilevato l’aumento dei casi di positività che sta affaticando il sistema sanitario. A questo si somma un dato realmente preoccupante: all’inizio di agosto 95.100 minori cubani hanno contratto il Coronavirus mietendo 7 vittime.
La campagna vaccinale, realizzata con i vaccini cubani non riconosciuti dall’Organismo mondiale della Sanità, Abdala e Soberana 2 e la cui composizione si basa su una proteina ricombinante, è partita giovedì 2 settembre: in queste settimane interesserà gli adolescenti dai 12 anni in su; successivamente, con ogni probabilità a partire da mercoledì 15 settembre, sarà estesa ai bambini dai due agli 11 anni.
Che cosa accade invece nel resto del mondo? Tanto Pfizer quanto Moderna hanno inserito i bambini nelle ricerche in corso dalla scorsa primavera quando questa esigenza era di fatto meno pressante, perché i bambini si ammalano di meno di COVID-19 rispetto ad anziani e adulti e la mortalità è molto più bassa, inferiore a 1 su mille. Sebbene i risultati non siano ancora stati pubblicati, Pfizer ha in previsione di avere dati sull’efficacia del vaccino sui bambini dai 5 agli 11 anni entro la fine di settembre. Di solito, riferisce Ansa, la Food and Drug Administration impiega alcune settimane per rivedere tali dati e supponendo che i risultati della sperimentazione siano buoni, gli Stati Uniti potrebbero iniziare a somministrare iniezioni ai bambini già nel mese di ottobre. I dati per l’altro gruppo di età che Pfizer sta studiando, i bambini dai 6 mesi ai 5 anni, potrebbero essere disponibili poco dopo, tra ottobre e novembre, ha inoltre fatto sapere l’azienda farmaceutica lo scorso luglio.
È certo tuttavia che una vaccinazione di massa del mondo dell’infanzia risulta quanto mai necessaria al fine di tutelare l’intera popolazione bloccando dunque la catena di contagi già a partire dalle mura domestiche, quindi dal nucleo familiare (bambini, genitori e nonni). Come già comunicato dalle case farmaceutiche più grandi, gli esiti delle sperimentazioni in corso arriveranno al più tardi entro il prossimo inverno; questi permetteranno di iniziare a vaccinare i bambini e raggiungere l’auspicata immunità di gruppo, che potrebbe rallentare in modo determinante l’epidemia e farci tornare alla normalità.