Il Governo sta valutando l’obbligo del certificato verde anche nei ristoranti al chiuso per arginare l’aumento dei contagi
L’indice Rt nazionale è allo 0.91. Proprio nella stagione del turismo con l’Italia in zona bianca e maggiori libertà di circolazione, a causa dell’aumento dei contagi da coronavirus dovuti nella maggior parte dei casi dalla diffusione della variante Delta, ci sono delle regioni che rischiano di tornare nella zona gialla a partire dal 26 luglio.
Sotto osservazione Sardegna, Sicilia e Veneto che potrebbero cambiare di colore con nuove regole, misure e restrizioni. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha specificato che per un eventuale passaggio in zona gialla, “peserà di più il tasso dei ricoveri” rispetto agli altri indicatori. “In una fase caratterizzata da un livello importante di vaccinazione” contro il Covid, secondo il ministro è infatti “ragionevole che nei cambi di colore e nelle conseguenti misure di contenimento pesi di più il tasso di ospedalizzazione”.
A indicare intanto un cambio di tendenza in salita nei casi, i dati del monitoraggio Covid settimanale rilasciati ieri: a livello nazionale l’indice Rt è infatti a 0.91, in aumento rispetto alla scorsa settimana quando si attestava a 0.66. Cresce anche la circolazione della variante Delta, che desta l’attenzione “elevata” di Iss e ministero della Salute.
“Il quadro generale della trasmissione dell’infezione da Sars-CoV-2 torna a peggiorare nel Paese con quasi tutte le Regioni e province autonome classificate a rischio epidemico moderato”. A riportarlo il report Iss-Ministero Salute con i dati del monitoraggio relativo alla settimana 5-11 luglio.
“L’impatto della malattia Covid-19 sui servizi ospedalieri – dicono gli esperti – rimane minimo con tassi di occupazione in area medica e terapia intensiva ancora in lieve diminuzione”. “La trasmissibilità sui soli casi sintomatici aumenta rispetto alla settimana precedente, sebbene sotto la soglia epidemica, espressione – spiegano – di un aumento della circolazione virale principalmente in soggetti giovani e più frequentemente asintomatici”.
“Nessuna Regione o provincia autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 2%, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 187 (al 6 luglio) a 157 (al 13 luglio). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale rimane al 2%. Il numero di persone ricoverate in queste aree passa da 1.271 (6 luglio) a 1.128 (13 luglio)” si legge nella bozza del report.
Attualmente la regione con il rischio maggiore di entrare in zona gialla è la Sardegna (0,32 su una scala da 0 a 1), seguita da Sicilia (0,31) e Veneto (0,24); al contrario la regione con il rischio inferiore di entrare in zona gialla è la Valle d’Aosta (0,04), seguita da Basilicata, provincia di Trento e Puglia a 0,08. Il rischio medio nazionale di divenire gialli è attualmente pari a 0,18″. Questi i dati indicati dall’ultimo Instant Report Covid-19 dell’Alta Scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica. Le previsioni, si legge, “sono frutto di un nuovo indicatore che misura il rischio delle regioni di entrare in zona gialla considerando il numero di nuovi casi in un certo momento in una data regione e allo stesso tempo il numero di persone vaccinate in quella regione fino a quel momento. Questo indicatore è quindi basato su una soglia modificata dei livelli critici dell’incidenza per tener conto dell’avanzamento del piano nazionale di vaccinazione. O in altri termini pesa il numero di contagi con il numero di vaccinati, perché un numero di contagi elevato in una regione con tanti vaccinati non dovrà preoccupare troppo”.
“Alla luce delle evoluzioni degli ultimi giorni – afferma Americo Cicchetti, direttore di Altems – è indispensabile prevedere l’adozione di misure restrittive che però tengano conto del nuovo contesto legato all’avanzamento della campagna vaccinale che è diverso da regione e regione”. “Le soglie per l’ingresso nella zona gialla vanno quindi riviste e differenziate tra regioni – sottolinea – perché è diverso l’avanzamento della campagna vaccinale nelle diverse regioni. Con questo ultimo introduciamo un modello di revisione delle soglie di rischio regionali, potenzialmente utile al governo della fase attuale della pandemia”.
Intanto, le regioni si blindano ripristinando maggiori controlli sul turismo in entrata. Il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha annunciato che sta lavorando sull’ordinanza (attesa per il weekend scorso, n.d.r) che riporterà i controlli negli scali dell’Isola. “Ripristiniamo un’intensificazione dei controlli rispetto agli arrivi dai Paesi che, in questo momento, hanno il più alto tasso di incidenza di casi dovuti alla variante Delta”, ha detto il governatore sardo. “Attualmente la situazione è sotto controllo – ha precisato Solinas -, fortunatamente le ospedalizzazioni sono basse”.
Anche in Sicilia, un’ordinanza del governatore Nello Musumeci introduce controlli per i passeggeri provenienti da Spagna, Portogallo e Malta: chi ha soggiornato in questi paesi negli ultimi 15 giorni dovrà sottoporsi a un tampone rapido.
Il Governo, al fine di arginare la ripresa dei contagi di coronavirus, sta valutando l’ipotesi del Green pass obbligatorio anche per i ristoranti al chiuso. Martedì dovrebbe svolgersi la cabina di regia nel corso della quale sarà valutata l’eventuale rimodulazione del certificato verde, che potrebbe essere rilasciato solo a chi ha effettuato la doppia dose del vaccino, è guarito dal covid o ha un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. Sull’ipotesi del green pass obbligatorio nei ristoranti al chiuso si è già espresso Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente dell’Istituto superiore di sanità. “Premesso che la scelta spetta al decisore politico, a titolo personale, dico che va considerato seriamente anche il Green Pass per mangiare al chiuso nei ristoranti. Peraltro, chi esita a tornare nei ristoranti credo che lo farebbe con più tranquillità sapendo che vi hanno accesso persone con il certificato”, ha detto Locatelli in un’intervista a Repubblica. “Credo che vadano fatte scelte per contrastare la ripresa della circolazione virale -ha spiegato-. Dare accesso a determinate attività a chi è stato vaccinato, o comunque ha il certificato verde, è una strategia inevitabile. Penso a concerti, grandi eventi, stadi, cinema, teatri, piscine palestre. In questi casi è fuori discussione la necessità del documento”. Per quanto riguarda le discoteche, il Cts ha già dato parere favorevole alla riapertura solo in zona bianca, all’aperto e col green pass.