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Covid-19, è Kraken la nuova variante individuata
Anno nuovo, nuova variante. Se c’è un elemento di continuità tra il 2022 e le prime settimane del 2023, questo è dato dal Covid-19, che superati i tempi duri dell’estate si ripresenta con una nuova variante: Kraken. Per la nomenclatura scientifica si tratta di XBB.1.5, si diffonde gradualmente negli Stati Uniti, e rientra nella grande famiglia di Omicron. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ad oggi non ci sono indicazioni di una maggiore gravità associata a queste sottovarianti in monitoraggio rispetto a precedenti lignaggi Omicron. Al momento sono sei le sottovarianti del virus Sars-CoV-2, maggiormente circolanti in Cina, ma non per questo assenti in altri paesi del mondo.
Dal 25 al 30 dicembre 2022 sono state depositate dalla Cina 540 sequenze. Sei sono le sottovarianti dominanti: il 35% era rappresentato dalla sottovariante BA.5.2, il 24% da BF.7, il 18% da BQ.1 (Cerberus), il 5% da BA.2.75 (Centaurus), il 4% da XBB (Gryphon) e il 2% da BA.2. Sono state segnalate anche le sottovarianti BA.5.6, BA.4.6, BM.4.1.1 e BA.2.3.20.
Alla nuova variante è stato dato il nome di un mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi, generalmente rappresentato come un gigantesco cefalopode somigliante a una piovra o calamaro, con tentacoli abbastanza grandi e lunghi da avvolgere un’intera nave. Cosa sappiamo e come si diffonde? I sintomi provocati da contagio da Kraken sono gli stessi di influenza e altre varianti Covid: mal di gola; tosse; stanchezza e spossatezza; dolori articolari e muscolari diffusi. L’allerta tuttavia è data dal fatto che si sta diffondendo a macchia d’olio in Usa e in altri Paesi. Negli Stati Uniti, secondo la rilevazione più recente dei Cdc, nell’ultima settimana del 2022 XBB.1.5 era responsabile del 40,5% dei contagi. Kraken deriva da una mutazione della prima sottovariante di Omicron XBB, nota come Gryphon (un ricombinante delle varianti BA.2.10.1 e BA.2.75). Ad allertare gli scienziati e i ricercatori è la doppia mutazione acquisita da XBB.1.5: come dimostra una ricerca dell’Università di Pechino, la rende più trasmissibile della variante XBB.1.
Stando alle prime ricerche, questa nuova variante dal nome leggendario, resiste di più alle nostre difese immunitarie, come sottolineato dall’epidemiologo americano Eric-Feigl-Ding. Il suo “segreto” è probabilmente legato al fatto che è una ricombinazione delle varianti BA.2.10.1 e BA.2.75, entrambe in grado di eludere gli anticorpi acquisiti con i vaccini o il contagio. A renderlo noto è lo Scripps Research Translational Institute della California.