“Lo dicono i siti web e si sa dicono sempre la verità”. Ironizza un noto attore comico pugliese sul peso che alcune notizie assumono sui social, ma non è del tutto inverosimile ritenere che alcune notizie diventano virali pur non avendo alcun fondamento. Tra queste assume rilevanza scientifica la relazione tra il fumo e il nuovo coronavirus: la nicotina infatti potrebbe avere un effetto protettivo dall’infezione di COVID-19. Se qualche settimana fa era stata taggata come fake news, oggi questa ipotesi è alla base di studi preventivi e terapeutici che saranno lanciati dall’ospedale parigino di La Pitié Salpêtrière e che stravolge le convinzioni scientifiche sostenute dalla maggior parte dei virologi secondo cui fumo e obesità sono i fattori che aumentano la letalità del Covid-19. Inoltre, è stato proprio l’Istituto Superiore di Sanità a comunicare che i fumatori, soprattutto uomini e over 65, sembrano essere più a rischio di contrarre il Covid-19. Ma allora dov’è la ragione?
I primi a sostenerlo sono stati il cardiologo greco Konstantinos Farsalinos e Raymond Niaura della New York University, insieme ad Anastasia Barbouni. In una ricerca diffusalo scorso marzo, gli studiosi hanno esaminato gli studi cinesi in questione, rilevando come il tasso dei fumatori fra i malati ospedalizzati per COVID-19 fosse “insolitamente basso”, pari a un terzo di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, considerata la prevalenza del tabagismo in Cina (52,1% fra gli uomini). Oggi invece è l’agenzia France Presse ad accendere i riflettori sul legame tra fumo e virus precisando che i test saranno effettuati con cerotti alla nicotina. Ad aver convinto gli esperti ad approfondire la tesi, il fatto che tra i pazienti ricoverati per Covid-19 in vari ospedali nel mondo ci fosse un numero ridotto di fumatori abitudinari. Prime ricerche già svolte, non ultima quella realizzata in Francia su 350 pazienti ricoverati e 150 che hanno consultato il proprio medico, tutti positivi al Covid-19, “solo il 5% erano dei fumatori” ha detto all’Afp Zahir Amoura, professore di medicina interna e autore della ricerca in questione.
A seguito del via libera definitivo ai test da parte del Ministero della Salute francese, il team di Amoura applicherà patch alla nicotina con dosaggi diversi e con tre modalità diverse: preventiva per capire se possono funzionare per proteggere il personale medico-sanitario; terapeutica su pazienti ricoverati per cercare di diminuire la sintomatologia e sui pazienti gravi in rianimazione. Sempre stando al neurobiologo francese, i pazienti fumatori ricoverati rischiano il deteriorarsi delle condizioni di salute a causa dello stop obbligato e immediato all’assunzione di tabacco: un effetto che sarà verificato durante lo stesso studio.