Ben quarantotto ore: è questo il tempo di resistenza del virus Covid-19 sulle superfici degli oggetti. È questo uno dei dati emersi dallo studio curato dal Ceinge Biotecnologie avanzate e dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno (Izsm), da cui si evince come le superfici porose sono meno “infettanti” di quelle non porose, che sulla plastica il virus “resta” fino a 48 ore, e che la variante Omicron ha una capacità di sopravvivenza sulle differenti superfici maggiore rispetto al ceppo originario Sars-CoV-2. Dallo studio, pubblicato sulla rivista Emerging Microbes & Infections è emerso dunque che le superfici porose hanno una capacità infettante minore rispetto a quelle non porose. I quindici studiosi hanno dimostrato che le prime assorbono il virus e pertanto non sono buoni veicoli di contagio per gli esseri umani, mentre sulle superfici non porose il virus resiste più a lungo, avendo così maggiore capacità infettante nel tempo.
“Il disegno sperimentale dello studio – ha spiegato Giovanna Fusco, direttrice della Uoc Virologia e responsabile del Dipartimento di Sanità animale dell’Izsm, all’agenzia AdnKronos – prevedeva la contaminazione di materiali vari con le diverse varianti di Sars-CoV-2, circolate nel periodo 2020-2022 in Campania, al fine di stabilire i tempi di sopravvivenza del virus nell’ambiente. La variante più recente di Sars-CoV-2 lignaggio BA.1, nota come Omicron, ha mostrato una capacità di sopravvivere sulle differenti superfici maggiore rispetto al ceppo originario Sars-CoV-2 lignaggio B.1, comprovando che le mutazioni modificano le caratteristiche del virus, rendendolo maggiormente in grado di sopravvivere nell’ambiente e di conseguenza, infettare un ospite”.
Lo studio diretto dalla dottoressa Fusco inoltre si concentra sulla vita media del virus su diversi materiali e dunque sugli oggetti che comunemente e quotidianamente maneggiamo in ufficio e a casa. Il prossimo obiettivo è di estendere la ricerca ad altri materiali, compreso i cibi, ma di verificare su di essi la sopravvivenza anche di altri coronavirus.
Il quadro epidemiologico. Queste settimane è stata identificata con la sigla HV.1, una nuova variante si sta diffondendo negli Stati Uniti. Stando a quanto confermato dagli esperti potrebbe presto diventare dominante, superando Eris (EG.5) e Fornax (FL.1.5.1). Intanto, in Italia i casi sono aumentati del 13%: il Ministero della Salute continua a tenere alta la guardia attraverso un attento e meticoloso sistema di monitoraggio, pronto ad intervenire in qualsiasi momento con misure più appropriate. Nella settimana 28 settembre – 4 ottobre si sono registrati 44.139 nuovi casi positivi con una variazione di +13,8% rispetto alla settimana precedente (38.775). Sono 137 le vittime in crescita del 6,2%. Aumentano i tamponi del 7,8%, pari a 270.748, e cresce il tasso di positività: 16,3% con una variazione di +0,9%. Tasso di occupazione in area medica al 5,0% con 3.136 ricoverati, rispetto a 4,4% al 27/09/2023. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è all’1,1% (94 ricoverati), rispetto all’0,9%.